Avevamo chiesto un percorso diverso che rimettesse al centro la politica, con le Primarie. Non è stato così, l'altra sera alla Assemblea Regionale del PD. La politica è venuta meno e di conseguenza le Primarie sono rimaste all'angolo.

Pensiamo che la politica sia confronto di idee, proposte, programmi diversi che si selezionano e diventano progetto e offerta politica del partito ai cittadini  dell'Umbria (in questo caso). La prevalenza di alcune proposte su altre conferisce, di conseguenza,  la leadership ai soggetti che ne sono portatori, che così si assumono la responsabilità di realizzarle.

Alla assemblea regionale di ieri il percorso ci è apparso opposto. Si è vista di più una attenzione eccessiva ai posizionamenti interni senza specificare obiettivi, il “che fare”.

Una discussione surreale in cui dagli interessi di singoli e di gruppi spesso deriva la posizione assunta.  Si possono così abbracciare tranquillamente posizioni opposte a quelle espresse con forza fino a ieri ; essere minoranza o oppositori a Roma e maggioranza in Umbria; essere innovatori e conservatori contemporaneamente, renziani ed antirenziani con tutta la gamma delle possibili sfumature utili nei diversi contesti. Il tutto a prescindere dalla politica.

Il dispositivo votato appare figlio di questa “logica” e già metodologicamente poco proiettato sulla via del rinnovamento.  E la prima cosa da innovare quando si vuole cambiare è il metodo.

Il cambiamento   dovrebbe derivare da due punti del dispositivo, già messi sotto accusa, e che anche a noi risultano piuttosto deboli.

 Fissare una percentuale di rinnovamento della lista ci sembra un metodo poco politico e poco praticabile. E infatti è stato reso flessibile con le correzioni finali. Ma il punto è  che una percentuale non è un criterio di scelta di qualità  né per quelli (fortunati) che rimangono né per i nuovi pre-scelti. Anche perché nuovo non è sinonimo di meglio.

Pensiamo che il criterio debba essere politico e garantire invece qualità, competenza, capacità di  rappresentanza reale della società umbra: non si vogliono/possono fare le primarie? Ok, ma si scelga  almeno  una procedura trasparente di merito politico non astratta per far convergere il nuovo con il meglio.

L'altro punto prevederebbe il completo ricambio della Giunta attuale. Una evidente  contraddizione con la scelta di riconfermare la Presidente uscente contenuta nello stesso documento.

E' la Presidente che come suo atto fondamentale ha nominato la Giunta e risulta quindi difficile differenziare le valutazioni: o va bene tutto senza preclusioni o non va bene nessuno.

Ma la valutazione riguarda il passato, per il futuro sarà il Presidente eletto che nominerà la sua Giunta senza che il Partito possa formalmente interferire. Dunque, ribadendo che il nuovo non necessariamente coincide con il meglio, ci sarà  il rinnovamento tanto invocato e declamato?

E ancora, gli Umbri hanno chiesto al PD una metamorfosi di un assetto di potere nelle sue varie declinazioni, e non solo di sostituire alcune persone.  Definire quindi con quali strumenti la riproposizione della Presidente uscente e non della Giunta può produrre una   innovazione reale basata su merito e trasparenza:  ad esempio nel cancellare/accorpare Partecipate, nella governances della sanità, nella gestione della pubblica amministrazione e del personale (nomine, direzioni, incarichi, consulenze), negli appalti e nelle relazioni con privati e cooperative, nella allocazione dei 1700 ml di fondi europei per lo sviluppo della regione.

Questo è il tema che dovrà affrontare il PD nelle prossime settimane per poter fornire una proposta di concreto cambiamento.

Infine, relativamente alle Primarie. E' vero che la regola dello Statuto è formalmente rispettata e si possono presentare le firme con un candidato alternativo entro 10 gioni (non era scontato neanche questo, e ne diamo atto al Segretario Leonelli).

Ma non è stata accolta la nostra richiesta più renziana, quella che consente di coinvolgere la base: poter raccogliere le firme anche fra gli elettori e non solo tra gli iscritti. Sarebbe stata questa la vera apertura per rendere protagonisti i 70.000 che hanno votato alle primarie 2013. E' quindi innegabile che  la scelta dell'Assemblea pone una pesante ipoteca politica sulla possibilità di altri candidati di competere. Gli consegna una posizione scomoda, di sostanziale contrasto al PD, e uno svantaggio difficilmente colmabile. Una specie di porta aperta. Sul burrone!

In ogni caso il partito ha deciso così. Rispettiamo la decisione, ma NON ce ne facciamo una ragione.

Proseguiremo la nostra battaglia per rafforzare il PD e dare voce a quella consistente area che il cambiamento lo vuole vero e adesso. Innovare linguaggio, metodi, contenuti  e soggetti; e rendere le scelte realmente partecipate e trasparenti. I problemi dei cittadini devono essere il centro dell'azione politica del partito e daremo il nostro contributo affinché la migliore proposta per l'Umbria di domani sia quella del PD.

 

Per il “Comitato per le Primarie”

Nicola Preiti e Francesco Caruso

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