Ci sono anche i tre giovani amministratori folignati di Sel tra i firmatari della lettera che è stata inviata al Presidente del Consiglio Mario Monti e alla Ministra Elsa Fornero per denunciare i tanti problemi dei giovani precari che rimarranno irrisolti dopo la riforma del lavoro presentata dal governo ieri alle parti sociali.

Non è in nome dei giovani che si può abolire l'articolo 18 - argomenta il testo della lettera, firmata dai Consiglieri Comunali Ivano Bruschi e Matteo Santarelli e dall'Assessore Elisabetta Piccolotti insieme ad altri, tutti nati dopo il 1970, tra cui il sindaco di Cagliari Massimo Zedda - perchè la generazione della precarietà, "esposta com’è al ricatto del mancato rinnovo di un contratto a termine, alla revoca improvvisa di un incarico di collaborazione a progetto o all’aleatorietà della committenza, ha chiaro il contenuto di questo diritto (pur non avendone quasi mai goduto, e forse proprio per questo!) quanto ce lo ha chiaro un operaio metalmeccanico della FIAT di Melfi: tale diritto è prezioso non soltanto al momento del licenziamento, ma anche e soprattutto durante il rapporto di lavoro, essendovi condizionato l’esercizio di ogni altro fondamentale diritto (sindacale, retributivo, alla professionalità, alla sicurezza sul lavoro ecc.). Questi diritti, anche se riconosciuti formalmente, resterebbero “muti” se il datore di lavoro potesse liberarsi di un lavoratore sgradito senza controllo sulla motivazione del licenziamento (soggettiva o economica che sia) e senza un efficace rimedio per i casi d’illegittimità."

Per questa ragione, e per tutte le altre contenute nel testo integrale della lettera pubblicata da Il Manifesto, nell'edizione odierna, e nel sito nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà, i giovani amministratori di Sel sostengono la Cgil che ha coraggiosamente indetto 8 ore di sciopero per protestare contro questa dannosa riforma e parteciperanno nelle prossime settimane a tutte le azioni che il sindacato metterà in campo sul territorio per contrastare i 'licenziamenti facili'.

'Siamo convinti - dichiarano a chiusura - che anche a Foligno, dove la crisi economica sta provocando la perdita di centinaia di posti di lavoro, ci sarà una partecipazione molto forte a questa mobilitazione. Speriamo che il Parlamento decida di difendere la democrazia nei luoghi del lavoro e impedisca l'approvazione del testo. In caso contrario, come dice la nostra lettera, not in my name, s’il vous plait. Non in nome di noi giovani".

 

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