Fatta la norma trovato l'inganno. Il rischio di minori tutele durante il processo per i lavoratori licenziati è serio. In una nota uscita pochi minuti fa i tecnici del Senato puntano i fari sulla fase dell'appello ed auspicano "un'ulteriore riflessione" in merito. Il timore è che la sentenza di reintegro possa venire sospesa, diversamente da quanto attualmente previsto.

Il ddl di riforma del lavoro "non differenzia, ai fini di ottenere la sospensiva di una sentenza sfavorevole, la posizione del lavoratore - si legge nel dossier dei tecnici di Palazzo Madama - da quella del datore di lavoro e sembra porre pertanto un problema di coerenza con l'impostazione di ordine generale di cui sopra, che potrebbe rilevare astrattamente anche sotto il profilo del rispetto del principio di ragionevolezza. Sul punto - si legge dunque nel dossier del Servizio studi - parrebbe pertanto auspicabile un'ulteriore riflessione".

Gli esperti analizzano in particolare quanto previsto dal comma 3 dell'articolo 19 del ddl che stabilisce che la Corte d'appello possa "alla prima udienza sospendere l'efficacia della sentenza se ricorrono gravi motivi".
Ma evidenziano i tecnici, secondo le norme attualmente in vigore "la sentenza con cui viene disposto il reintegro ai sensi dell'articolo 18 non solo è provvisoriamente esecutiva, ma è stata ritenuta dalla giurisprudenza non soggetta all'inibitoria" prevista dalle norme del codice di procedura civile (art.431) che riguarda appunto l'esecutività della sentenza.

Fonte: controlacrisi.org

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