“Le cose non vanno a Perugia e non è con i labari, i tamburi e i cortei che si rilancia l’immagine della città”. Dalle bordate alla manovra presentata dall’Amministrazione Romizi per affrontare le fortissime anticipazioni di cassa che vanno avanti da anni, alle scelte sullo sviluppo e in particolare sull’ingolfamento sempre più spinto dei supermercati e degli ipermercati; dalla messa in mora della giunta sulle intenzione di procedere alla vendita di beni pubblici per affrontare appunto la questione delle anticipazioni di cassa, al j’accuse del comportamento dell’Amministrazione Romizi sulla Perugina, al rifiuto di uno sviluppo che vede, quando ci sono, solo lavori precari e sottopagati e che “le linee del Comune sulle scelte economiche per la città indubbiamente favoriscono”; alla necessità della messa in campo con forza e determinazione, da parte della sinistra, di un progetto alternativo per Perugia che tra l’altro la riporti ad essere davvero capoluogo di regione dell’Umbria e porti i perugini a “tornare ad essere orgogliosi della propria città”.

È un decalogo a tutto campo quello presentato questa mattina dall’associazione politica e culturale “La sinistra per Perugia”. Schierati tutti gli esponenti di spicco dell’associazione: da Giuseppe Mattioli a Stefano Vinti, a Daniele Peducci e Giovanbattista Frontera, a Mohammed Farrah. Presente anche l'ex senatore Leonardo Caponi. Una raffica di critiche e di proposte su cui, è lo scopo dell’associazione, imbastire un programma della sinistra a Perugia in vista delle elezioni comunali del prossimo anno unendo, “scandisce Vinti, tutta la sinistra che va Liberi e Uguali ai movimenti che sono coagulati intorno alla sigla Potere al popolo”.

Nel mirino, innanzitutto, l’Amministrazione Romizi, giudicata gravemente insufficiente. A dare fuoco alle polveri è Giuseppe Mattioli: “Dai conti ai parcheggi, dal traffico alla vivibilità della città, al prestigio di Perugia, tutte cose peraltro che erano state al centro della campagna elettorale del centrodestra quando vinse le scorse elezioni comunali, il giudizio sull’Amministrazione Romizi è pesantemente negativo e mi sembra che le cose stiano sotto gli occhi di tutto”.

Sui conti del Comune Mattioli afferma “che la Corte dei conti ha ragione quando punta il dito contro le maxi anticipazioni di cassa. Il problema deriva dal famoso ‘buco di bilancio’ precedente all’attuale Amministrazione, ma in questi 3 anni e mezzo, benché la questione fosse stata usata dal centrodestra in campagna elettorale, l’Amministrazione non ha preso provvedimenti. Tanto che la Corte dei conti lo rileva”. Ma La Sinistra per Perugia mette in mora l’amministrazione Romizi sulla manovra ideata per ridurre la necessità di procedere continuamente ad anticipazioni di cassa da parte del Comune: “La battaglia della sinistra per evitare operazioni sciagurate come la vendita dei terreni per l’edilizia residenziale, del 50% delle quote del Minimetrò e di numerosi altri beni pubblici deve essere chiara, forte e netta. I beni comuni sono patrimonio dei cittadini, non sono proprietà dell’attuale Amministrazione. Vogliono vendere i terreni su cui poter realizzare l’edilizia residenziale agevolata quando c’è bisogno di più case popolari e di case di edilizia agevolata per mettere alla gente di farsi casa. L’opposizione della sinistra a queste scelte sciagurate dovrà essere durissima e dovrà spiegare bene ai cittadini che qui si smantellano i beni pubblici, che sono invece la loro garanzia”.

“Con la vendita delle quote del Minimetrò – rincara la dose Stefano Vinti – il Comune rinuncia al governo dei trasporti pubblici per darlo ai privati. Il Minimetrò non va depotenziato, ma rilanciato. Va portato avanti il progetto che prevede il suo completamento, cosicché le tratte siano Pian di Massiano – Ospedale, Pian di Massiano – Monteluce e Monteluce - Ponte San Giovanni”. Qui vogliono sottrarre a Perugia i beni e i servizi pubblici, che sono la garanzia della vivibilità e dello sviluppo di una città”.

Critiche da Mattioli anche alla politica della nuova proliferazione dei centri commerciali e degli ipermercato in un perimetro ristretto, perché “a questo punto divorano le attività commerciali rimaste e perché il lavoro generato in queste realtà, lo sappiamo bene, è precario e sottopagato e invece noi proponiamo scelte che portino anche a lavori buoni, non precari e non sottopagati”. In questa logica, critiche anche al progetto Ikea a Collestrada, perché l’arrivo di questa multinazionale sarà un colpo duro per molte attività del settore e, se si tiene conto della distruzione del tessuto produttivo su cui si è formata la nostra civiltà cittadina, alla fine il conto per Perugia e i suoi abitanti sarà negativo”.

Sulla vertenza Perugina accuse ancora più dure: “La Nestlè vuole depotenziare in modo drammatico la Perugina e la città sostanzialmente è rimasta fredda, non c’è stata una vera mobilitazione A questo progetto di Nestlè va risposto con un chiaro e netto ‘No’, con la lotta e con la mobilitazione di tutta la città. Ma l’Amministrazione Romizi, a parte qualche formale presa di posizione, è inerme. Dovrebbe convocare alla Sala dei Notari una grande assemblea pubblica cittadina, una sorta di Stati generali per non farci rubare dalla Nestlè un pezzo di futuro. Ma l’Amministrazione Romizi non fa nulla”.

Vinti proclama che la sinistra lanci un programma per “iniziare a ricostruire Perugia capitale. Per anni si è detto che Perugia era invadente, ma il risultato è stato che l’Umbria, con il declino di Perugia, non ha più un vero capoluogo di regione. È stata inventata la regione liquida e non mi pare che sia stata un vantaggio per nessuno. Perché ormai è chiaro – prosegue Stefano Vinti – che se Perugia non produce innovazione, l’Umbria non ce la fa. Perugia non deve e non può abdicare al suo ruolo eil profilo modesto dell’Amministrazione Romizi in questo quadro è altro tempo perso, e perso malamente”.

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