ROMA - "Ad oggi non ci sono evidenze che sia in esaurimento" la sequenza sismica iniziata con il terremoto dello scorso 24 agosto nell'Appennino Centrale e proseguita poi con altre scosse il 26 ed il 30 ottobre e, da ultimo, il 18 gennaio. Lo indica la Commissione Grandi rischi, mettendo in guardia da possibili nuovi eventi ancora più intensi nelle zone vicine, fino ad una magnitudo 6-7. La Commissione identifica tre aree contigue alla faglia principale responsabile della sismicità in corso, che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (M 6-7).

Questi segmenti - localizzati sul proseguimento verso Nord e verso Sud della faglia del Monte Vettore-Gorzano e sulle aree già colpite dagli eventi di L'Aquila 2009 e Colfiorito 1997 - rappresentano "aree sorgente di possibili futuri terremoti". Gli esperti segnalano inoltre che i recenti eventi ripropongono il problema della sicurezza delle infrastrutture critiche quali le grandi dighe.

 

 

Condividi