PERUGIA - Con il taglio drammatico effettuato dal Governo sul Fondo per gli affitti, quest’anno potranno essere concessi aiuti soltanto alle famiglie che rientreranno nella graduatoria A che verrà fuori dall’esame delle domande presentate ai comuni entro il prossimo 30 settembre. Lo ha stabilito una delibera della Giunta Regionale adottata su proposta dell’Assessore alle politiche della casa Stefano Vinti.

Questo significa che saranno ricomprese soltanto le famiglie in possesso di un reddito imponibile annuo non superiore alla somma di due pensioni minime INPS (circa 12.000 euro), composto in misura non inferiore al 90% da pensione, lavoro dipendente, indennità di cassa integrazione, indennità di mobilità, indennità di disoccupazione, sussidi assistenziali e assegno del coniuge separato o divorziato.

Per beneficiare del contributo il canone di locazione deve incidere sul reddito in misura superiore al 14%. “Con i finanziamenti disponibili, quasi tutti della Regione, forse riusciremo a soddisfare almeno le domande degli “ultimi degli ultimi” e cioè delle famiglie più in difficoltà.

Per dare un’idea del taglio che si è verificato, ha affermato Vinti, basta confrontare gli oltre nove milioni di euro disponibili nel 2009 con i 3 milioni e 600mila circa del 2010 e i 183.000 euro che verranno dal fondo statale per il 2011. La Giunta Regionale, dal suo versante, non solo ha confermato lo stanziamento di un milione di euro già previsto lo scorso anno, ma sta cercando di incrementare il fondo con ulteriori finanziamenti da reperire nelle disponibilità regionali per poter incrementare la dotazione ad un livello tale da non dover vanificare l’emanazione stessa dei bandi da parte dei Comuni.

E’ evidente, quindi, che, stante la condizione descritta, il contributo erogabile a ciascun avente diritto sarebbe assolutamente irrisorio e, in alcuni casi, coprirebbe appena la spesa per la formulazione della domanda. Per questo, conclude Vinti, si rende necessario, pur nel rispetto di quanto disposto dalla vigente normativa regionale in materia, focalizzare una platea di beneficiari ben delimitata, al fine di soddisfare almeno le situazioni di maggior bisogno”.

Attualmente, i Comuni formulano due graduatorie, sulla base delle caratteristiche socio-economiche dei nuclei familiari che inoltrano domanda.

Nella prima sono ricomprese le famiglie in possesso di un reddito imponibile annuo non superiore alla somma di due pensioni minime INPS (circa 12.000 euro), composto in misura non inferiore al 90% da pensione, lavoro dipendente, indennità di cassa integrazione, indennità di mobilità, indennità di disoccupazione, sussidi assistenziali e assegno del coniuge separato o divorziato. Per beneficiare del contributo il canone di locazione deve incidere sul reddito in misura superiore al 14%.

Nella seconda (graduatoria B) sono ricomprese le famiglie in possesso di redditi da pensione o da lavoro dipendente di entità superiore al limite della fascia A e quelle in possesso di redditi da lavoro autonomo. Il reddito è calcolato in maniera convenzionale (apportando all’imponibile alcuni abbattimenti) e non deve superare € 16.400,00. Per beneficiare del contributo il canone di locazione deve incidere sul reddito in misura superiore al 24%.
“Sicuramente, afferma Vinti, entrambe le categorie individuate dalla legge, sono socialmente deboli ed in condizioni economiche difficili, determinate da una serie di fattori, tra i quali l’onere di dover corrispondere un canone mensile di affitto. E quindi comprendiamo benissimo l’appello delle organizzazioni sindacali di categoria. Ma è evidente a tutti che i fondi disponibili non ci consentono di fare di più. Quindi, visto che nella prima graduatoria sono collocati i nuclei familiari che versano in situazione di maggiore emergenza, sia per l’entità che per la tipologia dei redditi posseduti, costituiti in gran parte da indennità o sussidi di varia natura, o, comunque, anche qualora derivanti da pensione o da lavoro dipendente, decisamente vicini a sfiorare la soglia di povertà, proprio a queste famiglie saranno indirizzate le risorse che, sottolinea Vinti “dovranno essere integrate anche da una maggiore compartecipazione dei Comuni”.
 

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