Aereoporto S. Francesco/ Lunghi: “Occorre un mobilitazione generale”
Sono andato questa mattina all'Aereoporto S. Francesco di Assisi per condividere l'iniziativa di Claudio Ricci "Pasquetta all'Aereoporto". Ritengo che occorre porre al centro dell'agenda politica il futuro di questa infrastruttura fondamentale per la nostra Regione. Siamo obbiettivamente tagliati fuori dalla rete delle grandi infrastrutture nazionali sia viarie che ferroviarie e possiamo per ora contare solo su questa infrastruttura che è stata adeguata ma che senza il supporto di Compagnie aeree che ci investono rischia di vedere naufragare tutte le aspettative che la sua realizzazione aveva generato.
L'Aeroporto S. Francesco è fondamentale per lo sviluppo della nostra Regione ed in particolare per tutto il sistema dell'accoglienza e quindi il Comune di Assisi ritiene che debba essere considerato al primo posto tra i problemi a cui occorre dare risposta.
Questa mobilitazione non può essere portata avanti singolarmente ma occorre una mobilitazione generale soprattutto della Amministrazioni Locali. Il problema non è di quel Parlamentare o di quel Consigliere Regionale è delle Istituzioni tutte della nostra Regione.
Il limite delle iniziative che si stanno prendendo è l'autoreferenzialità delle stesse. Occorre invece trovare il modo di creare un tavolo allargato coinvolgendo tutte le Amministrazioni Locali ad iniziare dai Comuni, dalla Provincia di Perugia, dalla Regione Dell'Umbria insieme ai Privati.
Intanto voglio segnalare un piccolo mattoncino: la messa in opera di una statua di S. Francesco che sarà collocata in tempi brevi sulla rotonda d'ingresso dell'Aereoporto. Sono anni che questa idea, voluta dall'artista Leonello Proietti di Petrignano, non vede la luce finalmente siamo arrivati in collaborazione con il Comune di Perugia e di Bastia Umbra al Geometra Andrea Ranucci, che ringrazio, alla conclusione di un iter amministrativo molto tortuoso.
Tonino Lunghi
Sindaco di Assisi
Lunedì
28/03/16
22:19
Neanche Crozza in una ipotetica imitazione del Sindaco di Assisi sarebbe stato capace di raggiungere una vetta di comicità così alta come l'affermazione che il collocare una statua di San Francesco in una rotatoria sia "un mattoncino" per il rilancio dell'aeroporto dell'Umbria. Se questa è la qualità della classe politica della nostra regione allora sono molte le cose che si spiegano sul declino che stiamo attraversando. Come il pensare che siano delle mobilitazioni a risolvere il problema è talmente stupido che non merita altri commenti. La cruda verità è che l'aeroporto dell'Umbria è stato un grosso errore perché il bacino di utenti potenziali che la nostra regione, da sola, può garantire è insufficiente ad assicurare la redditività dello scalo. Finiti i copiosi contributi pubblici, finiti i voli. L'unica possibilità reale di avere un aeroporto a servizio della nostra area è dismettere il San Francesco e puntare ad un aeroporto di area vasta coinvolgendo le provincie di Arezzo, Siena e Viterbo. Altre soluzioni reali non c'è ne sono, che lo si voglia ammettere o meno.
Martedì
29/03/16
11:07
L'Umbria partecipa già ai tavoli per la sua dissoluzione nella Toscana, quindi l'aeroporto morirà naturalmente per asfissia. Speriamo che la statua di San Francesco illumini almeno le menti sempre più ottenebrate, verso l'umiltà e la parsimonia dei soldi pubblici.
Martedì
29/03/16
13:11
L'aereoporto San Francesco d'Assisi morirà di naturale asfissia anche se l'Umbria si autodeterminasse in Stato indipendente. Non è questione di dissoluzione o meno di confini amministrativi o istituzioni locali. L'aereoporto dell'Umbria è figlio di una visione politica che ha voluto guardare ai bisogni (giustamente) senza però porsi il problema della loro sostenibilità economica nel tempo (sbagliando). E la sua morte certa è figlia di questa visione politica non lungimirante che non è stata capace di alzare lo sguardo oltre l'orizzonte del breve periodo e soprattutto non è stata capace di favorire e promuovere il superamento di quel localismo asfissiante che è la principale ragione del declino del nostri territorio. E sia chiaro la classe politica umbra è figlia ed espressione della comunità che amministra e non un corpo estraneo ad essa. Di conseguenza la colpa è tutta nostra (anche mia pur vivendo in questa regione solo da pochi anni) e non di altri. Finiamola dunque di credere alla favola che la soluzione ai nostri problemi sia una questione interna che possa risolversi senza nessuna ripercussione sugli equilibri e sui rapporti socio-economici consolidati. O ci apriamo all'esterno ricercando nuove sinergie (pagando l'inevitabile prezzo di perdere una parte della propria autonomia decisionale) o continueremo a perdere terreno in termini di opportunità occupazionali, servizi, infrastrutture, ect, diventando inesorabilmete più poveri e fragili di quanto lo siamo attualmente.