di Nicola Bossi

PERUGIA - E' considerata una delle lobby più importanti dell'Umbria. Negli anni '90 alle regionali ottennero due consiglieri regionali con una lista di protesta nata per il referendum contro la caccia: Caccia, Pesca e Ambiente. Quattro anni fa misero a ferro e fuoco le istituzioni per la caccia in deroga di alcune speci protette ma che in Umbria stanno facendo danni per la grande quantità. Oggi però la lobby dei cacciatori si scorpre meno forte nei numeri: se nel 2004 erano 44mila doppiette oggi sono 33mila. Con un forte e preoccupante caloa Perugia, mentre in lieve aumento a Terni. Solo in anno sono 200 i cacciatori che hanno deciso di non rinnovare la licenza da caccia. Un calo che determina anche preoccupazione per il settore economico umbro che si muovi dietro la caccia.

Tra i motivi della diminuzione della caccia spiccano il caro-licenza, il caro-cartuccera, un calendario sempre più corto, la grande difficoltà di poter sparare ad una fauna sempre più protetta. Anche quest'anno la situazione si fa difficile: niente preapertura come in passato ma l'inizio il 18 settembre. La rabbia dei cacciatori è tanta ma secondo Fernanda Cecchini, che ha illustrato alla terza commissione consiliare, presieduta da Massimo Buconi, la preapertura è determinata dal volere dell'associazione venatorie.

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