intervista a Sergio Cofferati di Giacomo Russo Spena

“La manifestazione della Fiom è fondamentale: pone l’accento su temi non solo sindacali, ma riguardanti l’intera comunità e la democrazia”. Sergio Cofferati, europarlamentare del Pd, non ha dubbi sull’iniziativa meritoria delle tute blu. Non devono trasformarsi però in un soggetto d’opposizione: “La Fiom deve rimanere un sindacato, senza sostituirsi alla politica. E per fortuna non ha la pretesa di surrogare limiti o vuoti di altri”.

Stiamo vivendo un periodo di profonda crisi economica: il tasso di disoccupazione aumenta, le imprese chiudono, stanno finendo i soldi per la cassa integrazione… Intanto l’Italia continua a non crescere e l’Europa ci impone politiche di austerity. Come se ne esce?
Da quando è iniziata la crisi l’Europa, governata in prevalenza da governi conservatori, continua a mettere il rigore al centro delle politiche economiche. I risultati si sono visti: la crisi si è aggravata ulteriormente. Il tema della crescita, con un controllo della spesa oculato, dovrebbe essere il fulcro di una svolta per un’Europa ancora in balìa di quel pensiero conservatore che continua a riprodurre gli errori che ci hanno portato a questa situazione. C’è un calo vistoso non solo dell’occupazione, ma anche un aumento della povertà. Bisogna fare due cose, come priorità assolute: risorse da investire da parte del pubblico, che possano anche trascinare investimenti privati, e nel contempo proteggere chi è più esposto alla crisi. Il reddito di cittadinanza, che la Fiom propone, è uno di questi strumenti di difesa. Avrebbe il grande vantaggio di riunire soggetti che sono vistosamente in stato di sofferenza.

Cosa ne pensa del “Patto della fabbrica” stipulato lo scorso 12 aprile tra Confindustria e sindacati?
Il nodo è la democrazia nei luoghi di lavoro. Le decisioni e gli accordi stipulati da delegati e rappresentanti sindacali devono essere messi al voto da parte dei lavoratori. E’ necessario in tal senso introdurre una legge che stabilisca chi rappresenta chi, dando attuazione alla Costituzione. Su questa base si costruisca l’attività sindacale di tutti i giorni.

Tornando alla manifestazione Fiom del 18 maggio, da quella piazza può nascere una nuova opposizione politica e sociale contro il governo Letta?
La Fiom fa sindacato. E lo fa bene. Si batte per i diritti dei lavoratori, per lo sviluppo e il rinnovo dei contratti. Nel contempo indica temi con carattere sociale perché vengano discussi e assunti da altri.

Lei ha espresso ultimamente posizioni abbastanza critiche sul Pd. Come si esce da questa situazione politica di stallo?
Il Pd non doveva accettare o subire il governo di larghe intese. Si è arrivati a questo punto per una serie di errori clamorosi commessi. Il governo Letta ora ha evidentemente inibito una serie di temi centrali, come la giustizia e il conflitto di interessi. Non vedo neanche idee chiari e convinte per la crescita e lo sviluppo. Bisognerà giudicare nelle prossime settimane le sue azioni con grande fermezza e franchezza, aldilà dello schieramento politico che si sostiene.

Non le sembra che i temi del lavoro e della giustizia all’interno del Pd siano sempre di più “annacquati”?
Il tema del lavoro viene indicato come priorità dal Pd. Ma non è sufficiente: non si stabiliscono quali azioni concrete per rovesciare la tendenza negativa della recessione e creare nuovo lavoro. Non c’è un piano di investimenti che svolga una funzione keynesiana, creando nuovi posti di lavoro e condizioni per attrarre investimenti privati.

Auspica un ritorno al voto il prima possibile?
Lo auguro, ma il governo non pare si sia dato un orizzonte di breve periodo. Pare stiano optando, sbagliando, a durare molto più a lungo.

Lei che ha portato un milione di persone in piazza a difesa dell’art. 18 vincendo una battaglia contro il governo Berlusconi, che effetto le fa adesso vedere il Cavaliere che di fatto, per ultima la vicenda di Nitto Palma, detta la linea al suo partito?
Le azioni di Berlusconi non rispondono alle esigenze del Paese. Vederlo di nuovo in campo con tanta grinta è sinceramente una bruttissima impressione.

Fonte: micromega

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