“No agli F-35”: Assessore regionale Vinti firma la petizione
09/07/2013 - 10:59
L’assessore regionale Stefano Vinti rende noto di aver firmato l’appello “No agli F-35”. “Quello che si sta per compiere, afferma Vinti, è l’ennesimo, enorme, inaccettabile spreco di denaro pubblico a sostegno delle spese militari. Considerate le risorse necessarie ad affrontare la crisi sciale e di occupazione del nostro paese, quel denaro potrebbe essere usato per contribuire all’uscita dell’Italia dalla crisi. Chiediamo a Governo e Parlamento di rivedere una scelta inutile e dannosa”.
Mercoledì
10/07/13
09:55
La costruzione degli F35 si inquadra in una politica complessa connessa alla difesa nazionale che prevede l'aggiornamento degli armamenti nazionali che conta aerei vecchi di 30 anni, in una ottica di integrazione delle difese della NATO che appunto prevede la omogeneizzazione degli aerei per rendere intercambiabili manutenzioni e i piloti delle diverse nazioni.
In questi casi no bisognerebbe sorprendersi se ci fossero intrallazzi tra le imprese e i politici come sempre accade quando ci sono in ballo tanti soldi.
Da un punto di vista organizzativo si potrebbe anche discutere se la politica della difesa unica sia corretta e al limite anche se siano gli aerei sofisticati i mezzi più adatti a garantire la difesa del nostro territorio da minacce che oggi forse sembrano lontane.
Ma qui non si critica nulla di tutto ciò. Da quel che leggo si critica "l'inaccettabile spreco di denaro".
Forse invece proprio questo aspetto é l'unico lato positivo dell'acquisto.
La enorme spesa infatti si tramuta in posti di lavoro (l'aereo vien realizzato in gran parte in Italia) in un settore ad alta tecnologia che racchiude ampi spazi di ricerca tecnologica.
La enorme spesa infatti si tramuta in conoscenze e posti di lavoro per tecnici italiani ad altissima specializzazione. Se bisogna spendere per creare posti di lavoro e mettere in moto l'economia, mi pare che sia sbagliato tagliare posti di lavoro in questi settori d'avanguardia per dirottarli magari verso la edilizia o altri settori che potrebbero svilupparsi senza consistenti interventi statali, visto che solo lo Stato ha interesse e le risorse per promuovere questi tipi di ricerche avanzate.
Rinunciare agli F35 non significa quindi essere contro o a favore della guerra, ma contro o a favore dei lavoratori del terziario ad altissima tecnologia che senza quei finanziamenti pubblici non potrebbe mai svilupparsi in Italia mentre si svilupperebbe negli altri paesi, creando una subordinazione di conoscenze tecnologiche verso gli altri paesi avanzati a cui dovremmo rivolgerci in futuro magari per costruire aerei o macchinari che sfruttino la medesima tecnologia e con la guerra non hanno nulla a che fare.