CAMORRA2.jpg
TERNI - Era a Terni probabilmente solo da pochi giorni il latitante Emilio Di Caterino, il latitante ritenuto legato al clan di Giuseppe Setola (boss ricercato per la strage degli immigrati a Castel Volturno) arrestato oggi dai carabinieri. L'uomo viveva in una normale abitazione nella immediata periferia della citta'. Con lui sarebbero state trovate altre persone sulle quali sono in corso accertamenti. Dell'operazione e' stato informato anche il procuratore della Repubblica di Terni che, senza volere entrare nel merito dell'intervento, si e' complimentato con i carabinieri. ''Ancora una volta - ha detto il magistrato - l'Arma ha dimostrato un'ottima professionalita'''. Emilio di Caterino ha gestito per un breve periodo la fazione stragista del clan dei Casalesi e ha lasciato nuovamente la guida a Giuseppe Setola, evaso dai domiciliari nella primavera del 2008. Da allora e' tornato ad essere un semplice affiliato con uno 'stipendio' di meno di duemila euro al mese. A ricostruire il percorso criminale di Di Caterino e' Oreste Spagnuolo, fino a pochi giorni fa uno degli affiliati al clan e oggi pentito. Ai pm Spagnuolo ha raccontato che ''il mio gruppo ha sempre fatto capo a Bidognetti Francesco e alle persone che lo rappresentano sul territorio. All'epoca della mia affiliazione, nel 2000 - ha messo a verbale - il referente del capo recluso era Alessandro Cirillo. So che in un periodo immediatamente antecedente alla mia affiliazione, il capo era Giuseppe Setola, ma questi fu arrestato pochi giorni prima che io entrassi a far parte del gruppo''. Prima dell'evasione di Setola, spiega ancora ai pm Spagnuolo, ''il gruppo rimase gestito da Alessandro Cirillo, almeno fino all'inizio della sua latitanza, collegata al pentimento di Domenico Bidognetti''. ''Due giorni dopo la notizia del suo pentimento - prosegue - Alessandro Cirillo si rese latitante e la gestione del clan passo' a Massimo Alfiero e Emilio Di Caterino''. Ai pm Spagnuolo fa nomi e cognomi non solo degli affiliati veri e propri, ma anche di persone ''a disposizione'' del clan. Il gruppo ''si strinse attorno a Setola, che scelse Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia e me. Praticamente eravamo noi quattro a fare tutto ma ovviamente avevamo una rete di persone che agivano per noi, una dozzina di persone; alcune di queste erano affiliate, stipendiati per poco meno di duemila euro al mese, ed altri erano semplicemente a disposizione, traendo profitto ed essendo legati al capo per amicizia e timore''. Tra le persone ''affiliate - racconta ancora il pentito - vi erano Emilio Di Caterino, Massimo Alfiero, tale Luigi Natale detto 'o' marano' di Casal di Principe, Metello Di Bona, Davide Granata, Giuseppe Guerra di San Marcellino, Massimo Amatrudi (per un periodo breve), Carletto Di Raffaele, Giuseppe Gagliardi), Pasquale Musciarella, Antonio Alluce ed altre che conosco di nome''. Tutte ''persone che 'giravano', nel senso che raccoglievano le tangenti per nostro conto e ce le consegnavano''. Condividi