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FABRIANO - Oltre tremila persone, soprattutto operai, ma anche studenti e semplici cittadini, hanno preso parte stamattina al corteo che ha sfilato sotto la poggia per le vie di Fabriano, sede centrale del gruppo Antonio Merloni (circa 3.500 dipendenti in Italia, oltre 5mila contando l'indotto) per chiedere una soluzione alla grave crisi che sta mettendo in ginocchio l'azienda di elettrodomestici, con gravissime ripercussioni sui lavoratori diretti e sui territori che ospitano gli stabilimenti nelle Marche, in Umbria e in Emilia Romagna. Insieme ai dipendenti in sciopero giunti in gran numero da tutti gli stabilimenti Merloni e alle rappresentanze sindacali (per l'Umbria oltre alle categorie dei metalmeccanici c'erano i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Mariotti, Bruschi e Bendini) hanno preso parte al corteo che si è concluso sotto gli uffici direzionali della Merloni anche molti rappresentanti delle istituzioni, tra cui i sindaci dei Comuni umbri e marchigiani più coinvolti dalla crisi, parlamentari, esponenti politici della sinistra, e rappresentanti delle Regioni Umbria e Marche. La determinazione dimostrata dai lavoratori con questa grande mobilitazione è però accompagnata da un forte senso di incertezza sul futuro e dalla preoccupazione per le conseguenze nefaste che la crisi potrebbe comportare soprattutto nell'area dell'appennino umbro-marchigiano. “Chiediamo la continuità produttiva di tutti gli stabilimenti del gruppo Merloni”: questa la parola d'ordine dei sindacati che attendono ora una risposta chiara da parte dell'azienda sulla strada che intende percorrere per salvare un patrimonio produttivo di vitale importanza e il futuro occupazionale di migliaia di lavoratori. Condividi