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La Giunta regionale spieghi quali azioni sono state intraprese per salvaguardare il sito produttivo e gli attuali livelli occupazionali del Gruppo Merloni. Lo chiede, con una interrogazione, il consigliere regionale di Rifondazione comunista Pavilio Lupini. “Gli stabilimenti Merloni di Fabriano e Gaifana – spiega – rappresentano delle eccellenze produttive di rilevanza storica nel tessuto industriale umbro-marchigiano e italiano, ma conoscono da tempo una situazione di incertezza legata al loro futuro, che crea giustificati allarmi tra i lavoratori e i territori interessati, per le ricadute disastrose che avrebbero la chiusura di quei siti produttivi e la conseguente soppressione di centinaia di posti di lavoro. L'accordo raggiunto tra sindacati e datori di lavoro il 5 novembre 2007 – continua - prevede sì la salvaguardia di tutti i siti industriali del Gruppo Merloni, con la conferma dei livelli produttivi degli stabilimenti di Fabriano (1 milione 500 mila pezzi in tutto il polo in un anno ) e di Gaifana (820 mila pezzi in un anno nel campo dei frigoriferi, dei frigocongelatori e delle lavastoviglie), ma allo stesso tempo contempla la richiesta di proroga della cassa integrazione per altri due anni per mille dipendenti, di cui 600 per gli stabilimenti di Fabriano e 500 per quelli di Nocera Umbra, nonché la messa in mobilità di un cospicuo numero di lavoratori, sia vicini alla pensione che volontari in piena età lavorativa, sulla base di quanto già convenuto negli accordi sottoscritti in data 17 novembre 2005”. “Il futuro di un’azienda solida, la quale da tempo ha pianificato l’allargamento dei propri orizzonti ai mercati emergenti e ai paesi in via di sviluppo, compiendo anche concreti passi in proposito – conclude il consigliere regionale - non può che apparire velato di ombre nel momento in cui quella stessa azienda, sia pure seguendo alla lettera accordi pregressi, attiva procedure di mobilità e di allargamento della cassa integrazione che appaiono rivolte allo smantellamento dei siti produttivi in questione e alla cancellazione di tutti i posti di lavoro esistenti”. Condividi