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di Eugenio Pierucci Intervistata dall’Unità, Maria Rita Lorenzetti, presidente della Regione Umbria, ha colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, rispondendo a tono a quanti, nel suo partito, il PD, invocano il dibattito soprattutto per introdurre elementi di frizione fra il cosiddetto “ceto politico” e quello degli “amministratori pubblici”. E’ infatti evidente per tutti che in molte parti del nostro Paese è in corso una sorta di braccio di ferro teso più che a definire una più avanzata linea politica nuove gerarchie all’insegna del più classico “scansati tu, che mi siedo io”, postulando un "rinnovamento" a suo parere senza costrutto e, soprattuto, senza contanuti. Certo, questo Lorenzetti non l’ha detto in questa circostanza, ne mai lo dirà apertamente, bensì lo ha lasciato intuire ed almeno che qualcuno non sappia dare una interpretazione diversa delle sue dichiarazioni, altra spiegazione logica non è possibile. Trascriviamo letteralmente qualche sua risposta in merito ai difficili rapporti in corso fra dirigenti ed amministratori del PD, fatto che non esclude certo l’Umbria: “Un problema c’è – ha dichiarato – perché assistiamo ad una continua oscillazione: da una parte i sindaci e i presidenti di Regione sono accusati di eccesso di potere, dall’altra gli si chiede di essere quasi dei taumaturghi per i tanti problemi che emergono da questa società frammentata. Un equilibrio non l’abbiamo ancora trovato”. Ed ancora ”…Qualche volta chi ha molto consenso è anche visto con sospetto, purtroppo. Né fa bene l’essere disabituati, per colpa delle legge elettorale, ad andare in mezzo ai cittadini a presentare progetti o rendere conto delle proprie azioni…” Già, progetti e contenuti, vale a dire, in altre parole, i programmi e Maria Rita Lorenzetti è stata pungente anche in questo senso, auspicando un confronto anche acceso sui contenuti che considera vitale, ma, avverte, ”Il Pd deve costituire un profilo riformista che sia allo stesso tempo popolare, radicato. Non lo possiamo fare né con i litigi tra chi è dentro e chi è fuori delle istituzioni né con il modello berlusconiano, che non è il nostro”. E non basta nemmeno dire “rinnovamento”per costruire il consenso, perché ”I cittadini vogliono essere governati. E vogliono anche capire che tipo di opposizione facciamo rispetto all’idea di società che passa con questo governo…” E’ anche necessario per la governatrice umbra che il partito torni a selezionare la sua classe dirigente, rinunciando ad ogni forma di automatismo, cosa che certamente dispiacerà ai molti che proprio su questa prassi hanno costruito le loro fortune. Osa quanto mai necessaria per tornare a leggere in modo corretto i cambiamenti intervenuti in questi ultimi anni, ”Uno dei motivi della sconfitta che abbiamo subito ad aprile…”. ”Non si può – sostiene al riguardo – vedere solo e sempre in negativo la centralità dell’individuo. Certo che l’individualismo egoista ha fornito a Berlusconi forza. Però noi siamo stati deboli nel difendere i valori dell’interesse pubblico, e poi tra le due cose c’è un ampio spazio di elaborazione del Pd: le pari opportunità e il merito, nella competizione, l’universalismo dei diritti, la cultura di governo anche nel fare opposizione. Non si può lasciare Tremonti parlare di economia sociale di mercato. Noi dobbiamo saper leggere meglio la società e i suoi cambiamenti, altrimenti ci appare tutto frammentato, vediamo soltanto furbetti, soltanto egoismo”. Infine alcune considerazioni sulle alleanze in vita del prossimo confronto elettorale amministrativo di aprile, riguardo alla quale ”…l’unico discorso che deve valere è la nettezza dei programmi”, ovvero la capacità di formulare ”…Una visione strategica per la città o per la provincia che si intende governare, vanno definiti i punti programmatici precisi su cui ci si misura, coinvolgendo quanti hanno fatto un pezzo di strada insieme a noi”.. Anche Rifondazione Comunista? Anche la risposta di Maria Rita Lorenzetti a questa domanda è stata esplicita: sì, ha detto, anche se si è mostrata dispiaciuta per il fatto che il congresso sia stato vinto da quello che considera ”un rassemblement di chi era contro una cultura di governo” Quella stessa cultura, diciamo noi e come essa stessa aveva precedentemente ammesso, che ci ha portato dritti alla sconfitta perché ”incapace leggere in modo corretto i cambiamenti intervenuti in questi ultimi anni". Condividi