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GUBBIO - Non esiste un ''caso'' intorno al Monastero del Buon Gesu' e di Nostra Signora di Guadalupe delle cappuccine sacramentarie di Gubbio dove - secondo quanto pubblicato in questi giorni dai giornali locali - due novizie sono state allontanate dal convento perche' ritenute non adatte alla clausura ed anche la loro insegnate lo ha a sua volta lasciato volontariamente non condividendo questo giudizio. La Curia eugubina interviene oggi con un comunicato per precisare che si tratta di ''normali decisioni relative al cammino di fede e di vocazione delle singole persone. Quello del noviziato e' un periodo di verifica della vocazione, di discernimento della volonta' di Dio per decidere come orientare la propria vita. Un cammino che tutti i candidati alla vita presbiterale e consacrata (sacerdoti, religiosi e religiose, ma anche i laici chiamati alla vita matrimoniale, ad esempio) sono chiamati - e' detto nella nota della Diocesi - a compiere per misurare consapevolmente la qualita' e le motivazioni profonde della propria vocazione e sensibilita'''. ''Il fatto che una madre badessa, come Madre Pace del Monastero delle cappuccine sacramentarie di Gubbio, abbia ritenuto le due novizie non adatte alla vita claustrale non puo' rappresentare un 'caso' giornalistico - osserva la Curia - ma dovrebbe essere considerato solo per cio' che riguarda il normale cammino di discernimento vocazionale, che a volte porta alla prosecuzione di una scelta di fede nella vita consacrata e in altri casi puo' portare verso altre strade. La decisione dell'abbadessa del monastero eugubino, per altro - continua il comunicato - e' stata avvallata anche dalla Congregazione per la vita consacrata, che ha studiato attentamente il caso. Le due novizie, infatti, avevano fatto ricorso presso il 'dicastero' del Vaticano contro l'indicazione di non poter accedere alla vita religiosa dopo il periodo di discernimento. La Congregazione per mesi ha valutato la situazione, inviando persino una commissaria presso il Monastero delle cappuccine sacramentarie, e alla fine ha confermato la correttezza sia formale che sostanziale della decisione di Madre Pace. Il caso specifico dimostra e testimonia, semmai - conclude il comunicato - che nella Chiesa le vocazioni alla vita consacrata non vengono 'coltivate' per forza e ad ogni costo, ma 'sbocciano' solo quando sono profonde e radicate nell'animo della persona umana''. Condividi