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TERNI – Alleanza prova a chiamare sul banco degli imputati la giunta provinciale ternana riguardo alla messa in sicurezza delle aree esondabili, e questa replica a stretto giro di posta facendo presente che aveva individuato le aree idonee e non idonee alle attività che comportano operazioni inerenti ai rifiuti, tenendo in considerazione la normativa regionale e il PAI (Piano di assetto idrogeologico) del bacino del Tevere, deliberato dalle competenti autorità, sotto l’egida dell’allora Ministro per l’Ambiente, Altiero Matteoli, ovvero un ministro proprio di Alleanza Nazionale all’epoca del governo Berlusconi. Poi, per rendergli ancora un po’ più indigesta la polpetta, insiste facendo presente che, sempre in armonia con le indicazioni e le prescrizioni del PAI, l’atto che aveva assunto prevedeva la messa in sicurezza delle aree, oppure la delocalizzazione delle aziende che non avessero provveduto a tale adempimento. “Si tratta, ovviamente, di un atto dovuto – chiarisce ulteriormente l’Assessore provinciale all’Ambiente, Fabio Paparelli – che interessa 22 aziende delle quali 17 trattano rifiuti con autorizzazioni concesse in procedura semplificata e 5 in ordinaria”. Lo stesso fa sapere anche che nel lasso di tempo previsto dalla delibera provinciale, sulla base di un accordo quadro tra Regione Umbria e governo, furono destinati a favore della Regione stessa circa 5 milioni di euro per la progettazione e l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza del Nera, troppo pochi se poi questa ha affidato al Consorzio Tevere-Nera la progettazione e l’appalto dei lavori per stralci funzionali, secondo le priorità individuate anche con le categorie interessate, visto che per la realizzazione complessiva di tutte le opere occorrerebbero circa 25 milioni di euro. E per questo – spiega ancora Paparelli – che la Provincia ha sollecitato i governi che si sono succeduti, come anche la Regione, affinché stanziassero le altre risorse occorrenti per completare il programma ed in questo senso la Regione ha fatto uno sforzo mettendo a disposizione alcuni fondi, ma manca tutto il resto. Quanto alle lettere che sono state inviate dal servizio Ambiente alle 22 aziende interessate, Paparelli precisa che queste costituiscono un mero atto procedimentale, derivante dalla scadenza del termine previsto nella deliberazione a suo tempo adottata, e fa anche presente che è in corso di elaborazione una proposta di deliberazione per il Consiglio provinciale che consentirà di affrontare in termini corretti la questione, individuando un iter, anche in accordo con gli altri enti competenti in materia che, mantenendo le zonizzazioni per le aree non idonee, tenga conto dei tempi che sono necessari per la realizzazione degli interventi, anche graduandoli nel tempo, che le aziende sono tenute a realizzare. Ciò per permettere loro di continuare l’attività, nel pieno rispetto, naturalmente, delle prescrizioni e delle pronunce dettate al riguardo dalle autorità competenti. Condividi