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PERUGIA - Riduzione della produzione dei rifiuti e degli imballaggi, potenziamento della raccolta differenziata fino al 65 per cento, ulteriore selezione e recupero di tutte le materie prime dal 35 per cento non differenziato, incentivi e sanzioni per le amministrazioni e le famiglie che raggiungono o falliscono gli obiettivi fissati per il riciclaggio, graduale superamento del sistema delle discariche, chiusura del ciclo integrato con la valorizzazione energetica del residuo secco e non recuperabile dei rifiuti attraverso impianti vocati ad alta tecnologia che siano in grado di smaltirlo entro margini di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Sono questi gli snodi principali su cui si articolerà il nuovo Piano regionale dei rifiuti, così come tratteggiati dalle relative Linee di indirizzo, approvate oggi dal Consiglio regionale con 18 voti a favore della maggioranza e 8 contrari (Pdl, Cdl per l'Umbria, Udc). Approvato l'emendamento presentato dall'assessore Bottini sulla valorizzazione energetica di rifiuti e materiali e sulla termodistruzione dei rifiuti speciali secondo le più avanzate tecnologie. Respinti quelli del Popolo della libertà e dell'Udc che miravano ad ottenere una data certa per la discussione del nuovo Piano rifiuti e a formalizzare dei livelli intermedi di raccolta differenziata da raggiungere ogni anno fino al 2012. Illustrando il documento, il relatore di maggioranza Giancarlo Cintioli (Pd) ha parlato di “una tematica attuale e complessa da affrontare con determinazione per trovare soluzioni idonee dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Entro i prossimi mesi verrà predisposto il nuovo Piano, che sarà sottoposto a Valutazione ambientale strategica (Vas), una procedura che l'Umbria è tra le prime Regioni ad attivare. Il raggiungimento degli obiettivi che stanno alla base delle Linee di indirizzo parte dal raggiungimento della quota del 65 per cento della raccolta differenziata e per fare questo sarà indispensabile coinvolgere i soggetti economici, le amministrazioni locali e soprattutto i cittadini. Sono già stati stipulati accordi con la distribuzione commerciale per reintrodurre i vuoti a rendere ed eliminare quelli a perdere, utilizzare piatti e stoviglie biodegradabili nelle sagre, ridurre l'utilizzo della plastica non riciclabile. Verrà inoltre incentivato il compostaggio domestico per recuperare direttamente la frazione organica. Il documento – ha spiegato il consigliere del Partito democratico - individua quattro indirizzi fondamentali per la redazione del nuovo Piano regionale dei rifiuti. RIDUZIONE DELLA QUANTITÀ DEI RIFIUTI COMPLESSIVAMENTE PRODOTTI: puntare all'azzeramento delle attuali dinamiche di crescita nella produzione dei rifiuti urbani, assumendo per la durata del prossimo Piano, il mantenimento della produzione annuale certificata nel 2006, incrementata della sola componente demografica; promuovere la riduzione dei rifiuti da imballaggio, con progetti che prevedano il coinvolgimento della grande distribuzione organizzata, dei produttori e delle reti, anche favorendo la vendita di prodotti sfusi; incoraggiare azioni nel settore produttivo attraverso incentivi e marchi di qualità per la diffusione di buone pratiche ambientali finalizzate alla riduzione nella produzione dei rifiuti. INCREMENTO DEL LIVELLO DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA: raggiungere nel 2012 ad un livello di raccolta differenziata pari al 65 per cento, puntando su sistemi di raccolta più efficaci (come il porta a porta), accompagnando le necessarie misure che dovranno essere assunte dalle amministrazioni con risorse da individuare anche tramite fondi statali e comunitari e nel contempo stabilire azioni penalizzanti per quei comuni che non dovessero raggiungere le percentuali di raccolta differenziate stabilite dal Piano regionale; favorire il passaggio da tassa a tariffa come strumento strategico per l'ottimale gestione del ciclo dei rifiuti, pervenendo nel contempo ad una omogeneizzazione delle tariffe. Utilizzare una 'tariffa puntuale' che prevede incentivi economici legati all’impegno verso la riduzione della produzione di rifiuti e la loro differenziazione penalizzando invece conferimenti impropri e gli smaltimenti derivanti da mancata separazione alla fonte. CHIUSURA DEL CICLO INTEGRATO DEI RIFIUTI: perseguire l'autosufficienza impiantistica e lo sviluppo di un sistema in cui lo smaltimento in discarica assuma un ruolo residuale e chiudere il ciclo dei rifiuti tramite la valorizzazione energetica della componente residua, sulla base di valutazioni tecnologiche, ambientali ed economiche; potenziare contemporaneamente la dotazione impiantistica di trattamento della parte organica con particolare riguardo all'impiantistica finalizzata alla produzione di compost di qualità da destinare all'agricoltura; adeguare il sistema impiantistico attraverso la realizzazione di nuovi impianti dedicati al trattamento di specifici flussi di rifiuti altrimenti destinati allo smaltimento (rifiuti da spazzamento stradale, rifiuti ingombranti), per massimizzare le opportunità di recupero di materia; definire in collaborazione con le Province i criteri per stabilire l'idoneità delle aree dove localizzare gli impianti dopo il necessario confronto con le amministrazioni e le comunità locali. GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI (circa 2 milioni di tonnellate nel 2006): pianificare e gestire i rifiuti speciali non pericolosi attraverso studi di filiera, favorendo il potenziamento della raccolta differenziata e il riuso; perseguire l'autosufficienza regionale per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti speciali, in ottemperanza al principio di prossimità; promuovere, per quanto tecnicamente ed economicamente sostenibile, l'integrazione della gestione dei rifiuti urbani con flussi di rifiuti speciali assoggettabili alle stesse tipologie di trattamento; assicurare l'autosufficienza regionale nello smaltimento, mediante termodistruzione, dei rifiuti sanitari pericolosi. Quattro sono anche gli "scenari obiettivo" individuati, cosi denominati perché basati sul conseguimento degli obiettivi legati alla produzione di rifiuti e alle raccolte differenziate, sono stati così configurati, prevedendo l'implementazione delle diverse opzioni tecnologiche e impiantistiche. Scenario A: tutto il rifiuto indifferenziato residuo finisce in impianti di selezione/stabilizzazione; la frazione organica stabilizzata è destinata a discarica, mentre la frazione secca è destinata a trattamento termico in impiantistica dedicata. Scenario B: tutto il rifiuto residuo viene indirizzato ad impianti di selezione/stabilizzazione: sia la frazione organica stabilizzata sia la frazione secca sono quindi destinati a discarica. Scenario C: tutto il rifiuto indifferenziato residuo viene conferito negli impianti di selezione/stabilizzazione, che provvedono anche alla raffinazione del sovvallo secco a combustibile da rifiuti (Cdr); la frazione organica stabilizzata e gli scarti dalla raffinazione del Cdr sono destinati a discarica, mentre il Cdr è avviato in co-combustione a cementifici. Scenario D: si prevede che tutto il rifiuto indifferenziato residuo vada a trattamento termico in impiantistica dedicata, non essendo previsto alcun pretrattamento. Lo scenario indicato come “preferenziale” è il terzo, che dovrebbe chiudersi con la valorizzazione termica ed energetica dei rifiuti residui in appositi impianti la cui esatta individuazione viene rinviata alla stesura del Piano rifiuti vero e proprio”. IL DIBATTITO Secondo il consigliere Pavilio Lupini (Prc) la riproposizione dei principi del vecchio Piano ci dice che quelli linee erano moderne e valide. Siamo però meno soddisfatti della loro applicazione. Le discariche sono molto appesantite, soprattutto a causa della raccolta differenziata ferma al 29 per cento e della mancata attivazione della termocombustione. Bisogna però riconoscere che oggi non siamo in una situazione di emergenza e che esistono le condizioni per approfondire la tematica e valutare quale sia la migliore tecnologia per chiudere il ciclo, magari pubblicando un bando europeo per individuare le migliori tecnologie disponibili. “Apprezziamo le misure adottate dalla Giunta per ridurre la produzione dei rifiuti ed anche la scelta di introdurre anche lo smaltimento dei rifiuti speciali all'interno del Piano –ha poi aggiunto-. Crediamo che l'obiettivo del 65 per cento di raccolta differenziata si raggiungibile e superabile, superando il sistema del porta a porta e adottando sistemi e tecnologie più moderni. Sarà però necessario incentivare economicamente i cittadini che hanno comportamenti virtuosi e creare filiere per il recupero delle materie prime. L'azienda che si occuperà della raccolta e del recupero dovrà essere diversa da quella che curerà lo smaltimento, per evitare che ci sia un interesse economico a non recuperare”. Per l’assessore all’ambiente, Lamberto Bottini, il Piano vigente ha condotto l'Umbria ad aumentare di molto il livello della raccolta differenziata, superando tutte le regioni del sud ed alcune del centro Italia. Noi dobbiamo ora fare riferimento alle province del Nord che hanno superato la soglia del 50 per cento. La priorità assoluta deve essere la riduzione della produzione di rifiuti, il cui livello deve essere bloccato a quello del 2006. L'obiettivo del 65 per cento è stabilito dalla legge e non spetta certo a noi decidere di non rispettarle. Verranno stanziati 10–12 milioni di euro per finanziare soltanto i Comuni che si indirizzano verso il porta a porta o che ottengono miglioramenti del 20 per cento almeno sulla raccolta differenziata. Dalle isole ecologiche e dalla raccolta stradale bisogna passare al porta a porta, alla tracciabilità del rifiuto per massimizzare la raccolta differenziata. Ci sono realtà umbre (come i Comuni del Trasimeno) che sono portatrici di buone pratiche ed hanno già raggiunto risultati significativi. Gli esempi del nord Italia ci dicono che non bastano gli incentivi, che devono essere attivati in una prima fase, ma servono anche le sanzioni per chi non rispetta le regole. Abbiamo agganciato al Piano la Valutazione ambientale strategica (una tra le procedure più avanzate esistenti) e siamo tra le prime Regioni a farlo: saranno i tempi previsti dalla procedura per la Vas a stabilire quando il Piano potrà essere approvato dal Consiglio regionale: indicativamente il Piano sarà preadottato dalla Giunta entro la fine del mese di settembre. Tra i 4 scenari previsti è il quarto quello che ritengo migliore: ulteriore selezione del 35 per cento residuo, conferimento in discarica della parte umida e distruzione di quella secca attraverso impianti vocati che dovremo più precisamente individuare tra quelli più moderni a disposizione”. SCHEDA In Umbria la produzione media di rifiuti pro-capite è stata stimata nel 2006 in 632 kg per abitante, articolati nei diversi Ambiti territoriali ottimali: Ato 1(Alta Umbria) 570 kg; Ato 2 (Perugia) 710 kg; Ato 3 (Foligno, Spoleto) 619 kg; Ato 4 (Terni) 557 kg. La produzione pro-capite più alta si registra a Bastia Umbra, con 763 kg ogni anno, mentre Valfabbrica ha quella più bassa, con 383 kg. La raccolta differenziata, i dati si riferiscono sempre al 2006, si è attestata su una media regionale del 29 per cento, mentre il Piano vigente prevedeva il raggiungimento dell'obiettivo 45 per cento. Per quanto riguarda le 6 discariche regionali, situate a Città di Castello, Pietramelina, Gubbio, Magione, Spoleto e Orvieto, esse hanno raccolto nel 2007 418 mila tonnellate di rifiuti e la loro capacità residua è valutata in 2 milioni e 300 mila tonnellate. (Fonte: Regione Umbria. Direzione ambiente, territorio e infrastrutture). Condividi