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PERUGIA – Potenziamento della raccolta differenziata anche oltre l'obiettivo del 65 per cento previsto dalla legge e pubblicazione di un bando europeo per scegliere un sistema di “smaltimento qualitativo” dei rifiuti residui più adatto all'Umbria. Sono essenzialmente due le priorità che gruppo di Rifondazione comunista a Palazzo Cesaroni propone di inserire nelle linee di indirizzo del Piano rifiuti per creare un sistema di raccolta e smaltimento “non invasivo, economicamente sostenibile e calibrato sule reale necessità dei territori”. Secondo il capogruppo Stefano Vinti e il consigliere Pavilio Lupini, oggi affiancati da cinque consulenti esperti in ingegneria e gestione dei rifiuti, il raggiungimento di ambiziosi obiettivi nella raccolta differenziata si fonda sulla tracciabilità del rifiuto garantita da un sistema di radiofrequenza per l'identificazione dei rifiuti (Irfid). Si tratta dell'apposizione di un microchip in una fascetta che viene apposta sulla busta, all'interno della quale dovrebbero essere conferite nel cassonetto (uno solo, al posto di tutti quelli attuali) le varie tipologie di rifiuto come indifferenziato, carta, plastica, vetro, organico, materiali ferrosi. Al momento della raccolta e della lavorazione, questi microchip servirebbero all'impianto di smistamento per dividere automaticamente i diversi materiali, pesando i sacchetti ed assegnando automaticamente alle famiglie un “bonus” (economico e di altro genere) legato alla quantità di rifiuti effettivamente differenziati. In seguito i materiali recuperati dovrebbero essere valorizzati creando delle filiere del riuso, rese vantaggiose anche dai crescenti costi delle materie prime. Pavilio Lupini ha quindi osservato che il sistema della raccolta “porta a porta”, benché efficace, comporta dei costi di gestione molto elevati e non si presta ad essere utilizzato nelle città di grandi dimensioni. Inoltre “i soggetti che si occuperanno della raccolta non dovranno gestire lo smaltimento: dovrà trattarsi di società diverse e con interessi contrapposti, per evitare che la necessità di alimentare impianti di smaltimento porti a ridurre l'efficienza della raccolta differenziata”. “Per quanto riguarda il destino di quel 35 per cento di rifiuti che rimane alla fine del ciclo – ha spiegato Stefano Vinti - proponiamo uno ‘smaltimento qualificato’: si tratta di superare l'impiantistica di tipo termico, dato che certi livelli di differenziazione rendono obsoleti gli impianti di incenerimento, che risultano economicamente giustificabili soltanto se le loro dimensioni sono di una certa importanza, altrimenti la loro presenza e gestione diventa un ulteriore peso per la comunità. Sarebbe dunque preferibile una impiantistica leggera, controllata dalle realtà locali e dislocata sui territori in base alle reali esigenze. La proprietà di tali impianti dovrà essere pubblico mista, cioè pubblica e privata e dovranno essere controllati dai Comuni e dai cittadini”. Sul tipo di impianto da realizzare i consiglieri di Rifondazione comunista lasciano aperte alcune ipotesi, tra cui “l'estrusione, la torcia al plasma e il Thor”. Si tratterebbe di sistemi che non producono fumi inquinanti e i cui residui potrebbero essere utilizzati nell'edilizia; alcuni, come la “torcia al plasma”, produrrebbero poi dei gas utilizzabili per generare la stessa energia elettrica necessaria all'alimentazione degli impianti che dovrebbero comunque essere di piccole dimensioni e costruiti per le reali esigenze dei singoli ambiti. Alcune di queste tecnologie, come il plasma, sarebbero in gradi di eliminare i rifiuti tossico nocivi, ed anche l'amianto, trasformandoli in materiali completamente inerti, consentendo il superamento degli inceneritori anche per questo tipo di smaltimento. Condividi