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Malgrado i pesanti segnali di crisi che si avvertono a livello nazionale ed internazionale, continua il boom dell’occupazione in Umbria che nel secondo trimestre del 2008 porta il numero dei suoi occupati a quota 400 mila, una cosa che non si era mai vista prima. Sbalorditivo è poi il fatto che da questo punto di vista, con un incremento del 6,9% corrispondente a +26.000 occupati, la nostra regione mette a segno il risultato più brillante a livello nazionale. Questi dati sono riportati nell’ultimo “Bollettino di informazione statistica sul mercato del lavoro della Regione Umbria” che è stato diffuso proprio oggi, ci parlano di un Umbria che sul piano occupazionale si è ormai allineata sui livelli delle regioni più avanzate del Nord e talvolta anche di più. Prendiamo ad esempio il tasso di attività femminile che da noi, grazie ad una crescita di 4,1 punti, ha raggiunto il 70,3%, cioè un valore di ben 9 decimi superiore alla media del nord e che in Italia si colloca sotto soltanto all’Emilia Romagna ed alla Valle d’Aosta. Nella stessa pubblicazione si sostiene che alla determinazione di tale fenomeno abbia contribuito anche la manodopera immigrata, ma soprattutto consistente sarebbe stato l’apporto di quella autoctona. Una crescita – cosa che va rimarcata – da attribuire a merito soprattutto della componente femminile, visto che 16.000 sulle 26.000 unità totali di nuovi ingressi nel lavoro, sarebbero donne, con un incremento in questo caso di ben 4,8 punti del tasso di attività. che avrebbe raggiunto il 63%, un valore ora superiore alla media del nord di ben 2,9 punti. In virtù anche delle dinamiche delle forze di lavoro e dell’occupazione, il numero delle persone in cerca di lavoro sarebbe sceso in Umbria a quota 17.000 (-1.000 rispetto alla precedente rilevazione), a cui corrisponderebbe un tasso di disoccupazione del 4,1%, vale a dire 6 decimi in meno del primo trimestre 2007. Di conseguenza il dato della disoccupazione umbra sarebbe ora in linea con la media del nord (4%) e di 2 punti inferiore a quella del centro. In virtù del fatto che la crescita dell’occupazione femminile è stata superiore rispetto a quella della forza lavoro, abbiamo che al momento la disoccupazione totale femminile sarebbe scesa da 10.000 a 8.000 unità, per cui il tasso corrispondente sarebbe passato dal 6,3% al 4,3%, un po’ più alto della media regionale complessiva, ma estremamente più contenuto rispetto alla media del centro ((8,1%) e di quasi un punto a quella del nord (5,2%). Sarebbe stato, dunque, quasi annullato il gap di genere nella disoccupazione umbra. Anzi, la crescita della forza lavoro maschile, di quasi 2.000 unità rispetto a quella dell’occupazione, avrebbe fatto si che la presenza maschile nella disoccupazione umbra sia diventata per la prima volta maggioritaria (9.000 unità, pari al 53,2%). Un fatto del tutto nuovo per la nostra regione. In questo caso il nostro tasso di disoccupazione maschile sarebbe addirittura aumentato di mezzo punto circa, portandosi al 4%, un valore che sta a metà strada fra la media del nord (3,1%) e quella del centro (4,6%). Tutto bene, dunque, se non fosse per il fatto che, se dal punto di vista occupazionale le cose sembrano marciare per il verso giusto, non altrettanto si può dire da quello del reddito, argomento del quale questa ricerca non si occupa, ma che abbiamo ben presente per altre vie. Quella dei sindacati, ad esempio, che giurano sul fatto (attestato del resto da precise statistiche dell’Istat e di altri istituti di ricerca) che le retribuzioni umbre sono le più basse in assoluto nell’area centro nord, inferiori di almeno un 10% rispetto a quelle godute dai lavoratori delle regioni economicamente più dinamiche. A tanto lavoro non corrisponderebbe dunque altrettanta retribuzione e ciò lascia intendere come probabilmente la crescita dell’occupazione nella nostra regione sia in buona parte legata ad attività scarsamente qualificate ed altrettanto scarsamente retribuite. Si noti in particolare il fatto che la crescita dell’occupazione umbra è stata quasi interamente prodotta dai servizi (+25.000 unità), il cui livello occupazionale è ora pari a 253.000 unità, ovvero il 66% del totale. Per di più abbiamo che questo incremento si deve esclusivamente ai servizi extracommerciali che sono passati da 170.000 a 197.000 unità, mentre l’occupazione nei servizi commerciali è scesa a 56.000 unita (-2.000). E ciò vuol dire probabilmente aumento del fenomeno del badantato e dei servizi alla persona, fenomeno legato al crescente invecchiamento della popolazione. Negli altri settori poco di nuovo da segnalare. In agricoltura gli occupati sono cresciuti di 2.000 unità, portandosi a quota 12.000, invertendo la tendenza degli ultimi anno, ma il peso sul totale resta modestissimo (appena il 3,2%). Nell’industria si registra, invece una patta, perché la flessione di 3.000 unità registratasi nel comparto dell’industria in senso stretto, che è sceso a quota 84.000 unità, è stata pareggiata (+3.000 unità salendo a quota 35.000) dal settore delle costruzioni. E ciò vuol anche dire che il peso del “mattone” nell’economia umbra continua a farsi sentire. Condividi