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di Vito Saturno - Coordinatore del CANTIERE Umbria Il compagno Stefano Vinti sta esortando la Sinistra umbra ad aprire Case della Sinistra: non mi pare che i suoi ripetuti inviti, che pure condivido in pieno, stiano producendo entusiastiche realizzazioni, perché ritengo che in questa fase siano proprio le nomenclature della Sinistra a frenare e latitare. Non solo in Umbria, per la verità. Comunque, Vinti sa bene quanto questo tema mi stia a cuore e per il quale resto sempre disponibile, benché non a qualsiasi condizione. Il CANTIERE ha inaugurato l’8 marzo scorso la sua prima sezione in Umbria, intitolandola “Casa della Sinistra” e intestandola a un compagno, Mauro Bonucci, a due anni dalla scomparsa. Il compagno Bonucci aveva alle spalle una lunghissima militanza (fin dalla fine degli anni ’40) nel PCI, poi nel PDS e, infine, in Rifondazione. Quando, la sera del 4 novembre 2005 il CANTIERE Umbria venne tenuto a battesimo a Orvieto, Mauro era con noi, entusiasta all’idea che qualcuno a Sinistra pensasse a una riproposizione in Italia dell’esperienza esaltante della Linke tedesca. E, dopo una seria riflessione, ci chiese la tessera del Cantiere per il 2006, ma la morte ce lo sottrasse il 26 aprile, all’indomani della vittoria elettorale che riportò la Sinistra al governo del Paese. Il povero Mauro non ha assistito allo strazio di due anni di governo vissuti sotto ricatto e senza realizzare nulla di quanto speravamo di realizzare. Non ha assistito alle risse a sinistra, né al diluvio di chiacchiere che i nostri leader hanno riversato su un popolo generoso e fiducioso, come quello del 20 ottobre. La sezione gli è stata intitolata, in ossequio alla sua coerenza: “Sinistra unita - ci diceva - ma che abbia lo sguardo rivolto lontano e non alle piccole questioni di bottega e di bassa politica”. “Politica burina, dobbiamo chiamarla”, gli rispondevo. Gli piaceva questa mia definizione e voglio riproporla anche in questo intervento, perché il nocciolo è questo. “Politica burina”, lo ripeto. C’è, invece, una grande Sinistra che aspetta discorsi seri, un progetto serio, facce nuove. C’è una Sinistra fatta di gente che non si accosta alla politica per cercarsi il posto o per conquistare piccole e grandi posizioni di potere e di sottopotere. E’ una Sinistra che detesta i comparaggi, le lobby, il voto di scambio, le cordate, i comitati d’affari che reggono, purtroppo, troppe amministrazioni locali anche nella nostra regione. C’è una Sinistra che ha schifo dei carrozzoni sperperatori di pubblico denaro, una Sinistra che vuol prendere le distanze dai fannulloni indifendibili, dagli assenteisti cronici, dagli amici, parenti e compari portatori di pacchetti di voti e non di ideali, una Sinistra che si vergogna dei troppi Bassolino sparsi in tutto il Paese e che, pur di rimandarli a casa, si tura il naso e non va più a votare. Una Sinistra che non è più quella dei generali ormai senza esercito, fumosi strateghi senza autorevolezza, degradati sul campo dal loro stesso esercito che non ne accetta più l’autorità. Una Sinistra, grande esercito senza generali, pronta a seguire generali nuovi, che emergano dalle proprie file, affidabili purchè non siano gli stessi che hanno provocato il disastro con la loro incapacità, la vanità, i bizantinismi, la rissosità, il rampantismo, i distinguo, i “buchi neri”. A questa Sinistra, quali risposte vogliamo dare, quale incoraggiamento? I congressi di questi giorni stanno a cincischiare sul tipo di collaborazione e di alleanze da instaurare col PD, indicato come l’inevitabile alleato per i prossimi appuntamenti elettorali. Il PD non è un alleato degno, né capace di grandi progetti a Sinistra. Vogliamo ricordarci la decisione di andare da soli alle politiche, salvo poi affiancarsi Di Pietro e i radicali? Vogliamo ricordarci dell’affermazione di Veltroni di non essere mai stato comunista, anche se il PCI lo ha allattato, allevato ed elevato a incarichi (direzione dell’Unità compresa) ai quali sarebbe stato meglio non elevarlo? Vogliamo ricordarci delle ripetute affermazioni circa il ruolo di “rompicoglioni” attribuito da tutti, dico tutti, i leader del PD a noi di questa Sinistra che, invece, durante i due anni del governo Prodi, ha brillato proprio per eccessiva colposa acquiescenza? Vogliamo ricordarci gli schiaffi presi da chi, ubriaco di autosufficienza, teorizzava e metteva in pratica la legittimazione del vero nemico, in nome del “voto utile”? Non è passato un secolo, compagni. Era solo qualche settimana fa. Con questi discutibili congressi, non straordinari come sono dichiarati, ma anacronistici e sterili, anziché avviare un serio processo di catarsi, di rinnovamento generale dei vertici, si punta a rimettere sui piedistalli, restituendo loro i bastoni del comando, i generali di quell’esercito che essi stessi hanno portato a Caporetto. Con questi congressi si sta marciando a tappe forzate verso una sinistra con la s minuscola, che si faccia stampella di un PD platealmente destinato a ulteriori tracolli elettorali e all’implosione per le sue contraddizioni interne, pentola di cui nessun coperchio può ormai nascondere l’ebollizione. Con questi congressi contemporanei, c’è da temere che la Sinistra sancisca, anziché una rinascita, il proprio suicidio definitivo, con ulteriori frazionamenti e nuove, vergognose rese dei conti fra gruppi di potere senza più potere, in partiti senza più iscritti e senza più idee, secondo il progetto scellerato del trio Veltroni-D’Alema-Berlusconi. Perché considerare l’unica strada possibile, quella dell’alleanza “ineluttabile” con un PD che ci ha schifati, che si è dato come compito strategico il nostro annientamento o, bontà sua, tutt’al più la nostra annessione e la rinuncia a tradizioni e simboli gloriosi, a idee e progetti doverosi per la Sinistra? Perché non rifiutare il canto ammaliatore della sirena D’Alema, strumentale alla liquidazione di Veltroni, più che alla ricostruzione di un rapporto a sinistra? Governare assieme a una nomenclatura targata PD, inadeguata, ostile, inaffidabile, anacronistica, arrogante e affaristica, per salvare qualche poltrona di assessore, qualche poltroncina di consigliere, qualche strapuntino negli enti di secondo livello, generosamente messi a disposizione per carità pelosa (oltre tutto) dei soli noti? Per applaudire decisioni prese senza di noi, che ci viene chiesto soltanto di avallare, senza azzardarci a intervenire né sul merito, né sul metodo? In nome di una deprecabile governabilità, sotto il ricatto che, altrimenti, vincerebbe la destra: la destra già vince, compagni, per la nostra insufficienza. E continuerà a vincere, se andremo ancora avanti (avanti: si fa per dire) così. Ci vuole ben altro: basterebbe prendere veramente a modello la Linke Tedesca, ma dovremmo diventare un po’ tedeschi anche noi. E questo è l’aspetto più difficile della situazione attuale, non solo della Sinistra italiana, i cui generali degradati, dopo aver assaporato l’ebbrezza delle poltrone e delle auto blu, hanno paura di qualche anno di opposizione. A costoro e a tutti i compagni voglio ricordare che i lavoratori italiani e l’intera società italiana hanno conquistato diritti e fatto passi avanti soltanto quando il PCI era all’opposizione e hanno incominciato a perdere diritti e fare passi indietro coi DS al governo. Vorrà pur dire qualcosa? Io, come coordinatore del CANTIERE Umbria, assicuro il compagno Vinti e tutti i compagni che mi leggono su questo preziosissimo quotidiano on-line, che il CANTIERE non intende in alcun modo diventare un ascaro del PD, da arruolare e licenziare secondo l’arbitrio di chi si ritiene autosufficiente. Chi ha voluto andare da solo alle politiche, vada da solo anche alle amministrative. Il ricatto che, così facendo, la nostra pattuglia potrebbe favorire la destra, visto che molte partite si giocheranno su numeri risicatissimi anche a una sola cifra, lo respingiamo al mittente. La destra in Umbria vincerà a mani basse perché un centrosinistra autoreferenziale ha perso il contatto con la gente e ha dato troppi esempi di comparaggi, pressappochismo, cedimenti alle lobby, soprattutto quella del cemento. Stargli a fianco sarebbe, questo sì, il suicidio. Sotto le macerie di questo centrosinistra ci rimangano quelli che ci vogliono rimanere. Noi pensiamo a ricostruire, meglio se dall’opposizione e differenziandoci nettamente dal PD, una Sinistra credibile. Non un centrosinistra fotocopia dell’esistente. Meglio, secondo noi, valutare altre soluzioni, come le liste civiche, di Sinistra, se possibile o addirittura trasversali, aperte (e questa sarebbe una novità dirompente) alla Società Civile, alle Associazioni, ai Comitati, ai Forum, coi quali già il Cantiere intrattiene stretti ed eccellenti rapporti di collaborazione in battaglie compiute anche contro amministrazioni locali di un centrosinistra che riteniamo stracotto, come un morto che cammina per forza d’inerzia. Liste aperte anche ai senza partito, che non sono lebbrosi da tenere accuratamente lontani dalla gestione della cosa pubblica. In una parola, a quella grande Sinistra diffusa che non sa neppure a volte di essere Sinistra, ma che condivide i nostri stessi ideali di moralità, di buon governo, di etica in politica. Ci stiamo già ragionando, anche se a Sinistra questo ragionamento suona male, per ora. E non ritengo sufficiente, io, comunista da sempre e ben deciso a non rinunciare a idee e ideali che mi accompagnano da tutta la vita, ricostruire un fortilizio di soli comunisti. Che cosa faremmo, chiusi fra rassicuranti palizzate? Il “Deserto dei Tartari”. Ricordate, compagni, che in politica due più due non fa mai quattro. Di solito fa tre, a volte anche due. A volte zero. Può accadere che faccia cinque, ma per questo occorrono idee, credibilità, ideali. E l’esempio. Duemila anni fa, un mezzo matto palestinese raccolse una dozzina di sfigati e li mandò in giro per il mondo. Ma non a predicare a quelli che già lui aveva convinto col discorso della montagna: li mandò a predicare agli altri, forti di uno straordinario bagaglio ideologico e armati dell’esempio. Quegli sfigati, pagando anche di persona, convertirono tutto il mondo conosciuto. Scoccimarro diceva che “quando passa un comunista passa un galantuomo”. Con questa regola il PCI divenne grande. E partiva da poco più che zero, se è vero come è vero che nel 1940 contava soltanto 700 iscritti. Togliatti ci invitava ad “aderire a tutte le pieghe della società”, aprendo le sezioni alla gente e ai suoi problemi, alle speranze dei cittadini e, dal dialogo continuo coi cittadini, trarre gli spunti per la politica del Partito. Ma nessuno era invitato a pensare alle poltrone, alle poltroncine, agli strapuntini e alle auto blu. O agli affari suoi. Oggi e, certamente, anche in un futuro prossimo, non possiamo immaginare di essere noi egemoni a Sinistra. Ma i comunisti, anche se minoritari nella società, possono esserne il lievito e il sale in un impasto che cresce per la presenza del lievito e acquista sapore per la presenza del sale. Un pane senza lievito è una banale galletta. Un pane senza sale sarà buono per le bruschette, ma sempre sciapo è. Questa è la prateria da conquistare, compagni. E non dovremo considerare importante il distintivo all’occhiello o il fazzoletto al collo (o il simbolo tanto caro che portiamo nel cuore): importante è pensare da comunisti, parlare da comunisti e, soprattutto, agire da comunisti, per il bene comune e per tutto ciò che costituisce patrimonio comune. Chi più di un comunista ha titolo per essere paladino di ciò che è comune? Non siamo e chissà per quanto tempo non saremo egemoni a Sinistra. Ma dobbiamo attrezzarci per crescere. Poiché si dovrà ragionare di alleanze, se e quando se ne ragionerà, un PD spogliato dell’attuale arroganza, ci presenti facce nuove, idee compatibili coi compiti della Sinistra, programmi da non “prendere o lasciare”, ripuliti dal cemento “tangentogeno” e soprattutto facendo pubblica autocritica. Non siamo evangelici e, dopo gli schiaffi presi, non dobbiamo porgere l’altra guancia. Esplodano nelle loro contraddizioni, tanto più dirompenti quanto più i fatti e il nostro comportamento riusciranno a incalzarli sulla strada di un ripensamento serio e di un’autocritica dura. Si spacchino e riportino a Sinistra quella parte del loro elettorato che ancora è recuperabile. Ci chiedano scusa. E se ne potrà riparlare. Nel frattempo, il CANTIERE Umbria continua e intensifica il dialogo con Associazioni, Comitati, Forum e con i “lebbrosi” senza partito della Società Civile, con tutti quelli che condividono i nostri stessi desideri, i nostri progetti, i nostri ideali, anche se non sono mai stati organici alla Sinistra. Ripeto (e sono felice di discutere con chiunque voglia approfondire questo discorso: vitosaturno@hotmail.com) che siamo disposti a discutere di tutto e con tutti del merito delle questioni, ma nel metodo (etica, buon governo e tutela dell’ambiente soprattutto) non siamo disposti a transigere su nulla e con nessuno. Noi “protestanti rossi, abbiamo portato le nostre bandiere fuori del tempio”, per affrontare senza paura anche l’incognita del mare aperto. Per questo, noi del CANTIERE abbiamo aperto la nostra prima sede a Giove e altre due contiamo di aprirne in Umbria nel corso del 2008. Come dicevo sopra, l’abbiamo intitolata Casa della Sinistra e tutti i partiti ufficiali della Sinistra sono i benvenuti, ma c’è una regola (ecco perché più sopra dicevo anche “non a qualsiasi condizione”) da “prendere o lasciare”. E’ la casa di tutti i “lebbrosi” della Società Civile che gli stessi partiti della Sinistra hanno corteggiato per mettersi altrettanti fiori all’occhiello, salvo poi trattarli come le ragazze intelligenti e per bene che nelle sale da ballo erano destinate a far tappezzeria, mentre le mignottelle, corteggiatissime, si inebriavano nelle danze, per finire la serata facendosi fottere sui sedili posteriori delle auto. Questi “lebbrosi” non si lasceranno fottere. Ecco, compagno Vinti, rinnovata ufficialmente la disponibilità del CANTIERE Umbria ad aprire anche altre Case della Sinistra, a patto che le chiavi di casa siano affidate pure ai “lebbrosi” e che nessuno si offenda se uno di quei “lebbrosi” assume la direzione del condominio. Condividi