bob wilson.jpg
SPOLETO - ''Nel mio Amleto c'e' molto di personale, c'e' qualcosa di autobiografico nel come l'ho avvicinato'' afferma Bob Wilsonche e' un po' la star di questa edizione del rilancio del Festival dei due mondi, dove domani sera presentera' un monologo dal vivo ('Have I been here before?') e uno in video, appunto 'Hamlet', mentre sabato 5 luglio firmera' la sua prima regia di un Brecht, L'opera da tre soldi. ''Ho ridotto tutto il testo di Shakespeare a un monologo e, per fare in modo che Amleto possa recitare i dialoghi di tutti i personaggi, l'ho costruito come un flashback - racconta l'artista americano - Si inizia cosi' pochi momenti prima della sua morte e si conclude col suo ultimo discorso''. Diverso, ovviamente il discorso con un autore che parrebbe lontano da Wilson come Bertold Brecht: ''E' vero, ma sono partito dal fatto che Brecht parla sempre di teatro epico, ed e' esattamente quel che ho immaginato e cerco di fare anche io. Tutti gli elementi, dalla compagnia ai costumi al trucco, vanno a costruire in scena un'unita' - spiega Wilson - L'opera da tre soldi mi pare uno dei lavori piu' brillanti del XX secolo. Penso sia come un fairy tale, il testo almeno ha molto di quel genere''. Musica, dialoghi, corpo, azione danzata e drammatica, visione: Wilson ripete da sempre che non c'e' alcun separazione tra le varie forme d'arte che concorrono a costruire le sue complesse visioni teatrali: ''Sono tutte parti di un intero unico. L'uso delle luci, il lavoro con gli attori, i costumi e cosi' via sono tutte parti del risultato visivo finale,e , in un certo senso, anche la musica fa parte di quel risultato totale e unico. Nel mio teatro la parte visiva e l'aura sono inseparabili e concorrono a rinforzarsi reciprocamente, a sostenersi. Un intero e' molto piu' che una somma di varie parti!'' Quella di bob Wilson e' un'esperienza artistica e creativa che ha toccato molte diverse realta', da quando scriveva l'opera kolossal con Philip Glass 'Civil war' alla performance di nove ore 'Einstein on the beach', che l'hanno reso famoso, sino ai testi classici, da Shakespeare appunto a Brecht, per non parlare dell'allestimento, l'anno scorso, delle vetrine di Vuitton a Parigi. ''Il mio interesse e' sempre stato per il movimento, la parola, la luce, il suono, le immagini e sono arrivato al teatro perche' mi e' parso il luogo in cui tutte le differenti forme d'arte si possono incontrare, coesistere in un'unico spazio. per questo - sottolinea il regista - il mio approccio all'opera lirica o alla prosa e' il medesimo: parto dal vuoto e il silenzio, quindi aggiungo il movimento e solo alla fine il testo o la musica”. Condividi