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Bruciare i rifiuti non conviene. E’ quello che è emerso dalla conferenza “Rifiuti: i rischi per la salute, i costi per il portafoglio” tenutasi giovedì sera al Park Hotel di Ponte San Giovanni, alla presenza di un pubblico numerosissimo, promossa da un gruppo di associazioni fra le quali cittadinanzattiva, e Ambiente e Legalità di Perugia. “Gli spazi di partecipazione pubblica riguardanti il futuro piano regionale dei rifiuti sono, secondo noi, non sufficienti. E’ per questo – ci dice Pietrelli, portavoce del Comitato – che ne abbiamo creato uno, invitando degli esperti e lasciando ampio spazio al dibattito”. La prima parte della conferenza, alla quale ha partecipato un folto pubblico, tra cui il Presidente della Gesenu, si è incentrata sui danni derivanti, alla salute umana, dalla presenza di impianti per l’incenerimento. Impianti assurdi dal punto di vista biologico ed irrazionali in termini economici. L’inceneritore non è alternativo alla discarica (ogni inceneritore ha bisogno della discarica e produce ulteriori rifiuti), è stato spiegato. Bruciare rifiuti significa rendere biodisponibili tutte le sostanze presenti nei beni di consumo, molte non conosciute, comprese sostanze sicuramente nocive per la salute: metalli pesanti ed altre. Un inceneritore può ‘legalmente’ immettere nell’ambiente sostanze nocive, compresi cancerogeni certi, in quantità rilevanti. Nella seconda parte e stato invece spiegato che ricorrendo a tecniche di smaltimento “a freddo” (Trattamenti meccanico biologici), i processi di trasformazione avvengono a temperature basse (70 °C) e non compaiono, quindi, quelle reazioni indesiderate, tipiche di ogni combustione, che producono composti tossici. Inoltre, abbinando a questi sistemi il riciclaggio di materiali, raccolti alla fonte (raccolta porta a porta) con una buona differenziazione, si provoca un minor impatto ambientale rispetto alla termovalorizzazione. Ma è dal lato dei costi per la cittadinanza che il riciclaggio permette un risparmio energetico tre volte maggiore rispetto alla termovalorizzazione” e, mantenendoci sul tema economico, si può aggiungere che “una famiglia ‘motivata’ e ben servita è in grado di separare in 7 classi merceologiche l’89% della propria produzione di rifiuti, realizzando un risparmio di ben 22 euro pro capite all’anno; denaro che in caso di termodistruzione, andrebbe letteralmente in fumo”. L’ultima puntualizzazione è stata fatta riguardo alla tassa sui rifiuti. Ci viene detto che il sistema di tassazione è fondamentale per la riuscita di un piano dei rifiuti serio ed efficiente. Ma passare da un sistema a “tassa” ad un sistema a “tariffa”, che premia cioè chi riduce i rifiuti indifferenziati, ridurrebbe rapidamente la produzione pro-capite di rifiuti del 15-20%. La possibilità di una gestione diversa quindi esiste ed è stata dimostrata ai presenti, punto per punto, anche attraverso la proiezione di immagini di città come San Francisco, negli Stati Uniti, dove il riciclo dei materiali post consumo (rifiuti) si avvia ormai verso quantitativi che si attestano intorno al 75% del totale. Condividi