lavoratori.jpg
Rifondazione comunista dell’Umbria condivide le valutazioni espresse dal Segretario della Camera del Lavoro di Perugia Mario Bravi sull’ultimo rapporto Istat. Purtroppo niente di nuovo. Rifondazione comunista dell’Umbria sostiene da tempo che esiste nella nostra regione e nella Provincia di Perugia una drammatica questione salariale: lavoratori e pensionati percepiscono mediamente un salario mensile inferiore del 10% rispetto ai salari medi dei lavoratori del centro-nord. Riteniamo, però, che la questione salariale vada affrontata legandola indissolubilmente alla contrattazione collettiva, oggi sotto attacco da chi vorrebbe ridurre il contratto nazionale al recupero dell’inflazione programmata e rimandare alla contrattazione aziendale aumenti salariali legati alla produttività. L’idea del Governo Berlusconi e della Confindustria è semplice: abolire lo stesso strumento della contrattazione collettiva e dividere i lavoratori. Noi ci sentiamo impegnati in Umbria e nella provincia di Perugia nella costruzione di un vasto schieramento di forze sociali e politiche in grado di opporsi a tale disegno regressivo, rilanciando il movimento di lotta per il salario e il ripristino di un meccanismo di recupero automatico del potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni ( ”nuova scala mobile”), contro lo sfruttamento del lavoro precario (compreso il lavoro autonomo) e per l’aumento delle pensioni. A fronte di questa situazione a Bravi chiediamo una cosa sola: cosa aspetta la Cgil ad aprire nella provincia di Perugia una vera e propria vertenza sul salario con gli imprenditori per il recupero del potere di acquisto di lavoratori e pensionati? . Stefano Vinti Presidente gruppo regionale Prc Umbria Condividi