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PERUGIA – “E’ trascorso poco più di un anno dalle ispezioni dei Nas in alcune strutture di residenzialità del territorio orvietano ed ecco di nuovo titoli cubitali che riguardano anziani non autosufficienti, i più fragili del pianeta anziani, ricoverati in strutture “paradiso”, ma non in regola con i criteri autorizzativi dettati dalla Regione Umbria o addirittura del tutto abusive”. Così scrive in una sua nota Manuela Latini, della Segreteria regionale Spi-Cgil Umbria, che cosi prosegue: “Il ripetersi di episodi del genere ci fa dire che nella strategia complessiva della rete dei servizi per gli anziani più fragili nulla è cambiato. I ritardi stanno diventando ingovernabili e l’auspicata legge regionale sulla costituzione del Fondo per la non autosufficienza, produrrà i suoi effetti in tempi non ancora definibili. Intanto, sul versante della residenzialità avvengono questi fatti che vanno immediatamente affrontati e al tempo stesso, così come più volte da noi richiesto, vanno definiti percorsi autorizzativi e standard di qualità anche per le strutture residenziali e attivati i relativi controlli”. “Ma questo non basta. Siamo tutti a conoscenza di cosa accade e perché: siamo in ritardo sulla istituzione di posti letto di “sollievo” (letti autorizzati per ricoveri temporanei per dare respiro alle famiglie), siamo in ritardo sulle strutture semi-residenziali e i servizi domiciliari, che pure esistono, non sono ancora all’altezza delle esigenze reali”. “La richiesta di ingresso presso le residenze protette autorizzate è spesso respinta per indisponibilità di posti letto, conseguenza della scarsezza delle risorse a disposizione. Il soggetto richiedente viene inserito in liste d’attesa alle quali raramente viene dato corso. Nel frattempo il bisogno della persona e della famiglia si fa sempre più pressante e viene soddisfatto da strutture “immerse nel verde”, magari con rette di degenza medio-basse, ma completamente inadeguate per persone con bisogni assistenziali molto complessi. Questa spirale perversa va interrotta e il nostro auspicio è che il sentore comune, a forte impatto emotivo di fronte ad eventi come quello di Pischiello, non si traduca nella richiesta di un aumento generalizzato di posti letto, ma induca invece ad un accelerazione nel processo di programmazione e di attuazione di una rete di servizi domiciliari omogenea su tutto il territorio umbro in grado di restituire dignità al soggetto più fragile, quale è il non autosufficiente, e in grado di consentire alla famiglia di condividere il “peso” della sua gestione con le Istituzioni pubbliche”. “Non consentiremo di far trascorrere altro tempo, né tollereremo altri eventi come questo. Chiediamo dunque (come facciamo da un anno e mezzo) l’immediata apertura del tavolo regionale sul tema della residenzialità. I cittadini umbri e le loro famiglie devono poter superare il dramma del “fai da te”. Condividi