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PERUGIA - Mentre in consiglio regionale si discute della riforma delle comunita' montane le organizzazioni sindacali proclamano lo stato di agitazione dei lavoratori di questi enti. Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil concordano conla necessita' di ''ridurre i costi della politica'', ma temono che a farne le spese siano soltanto i 700 lavoratori con ''salari al limite della soglia di sussistenza'' ed il cui contratto integrativo e' scaduto da piu' di sei mesi. ''Si sarebbe dovuta tenere domani - e' detto in un loro comunicato - la riunione del Comitato paritetico e della Commissione trattante Uncem per il rinnovo del Cirl (il contratto integrativo regionale) dei lavoratori delle Comunita' montane dell'Umbria. Invece, con una comunicazione unilaterale l'Uncem regionale ha informato i sindacati che 'in relazione ai provvedimenti legislativi ed amministrativi in corso si ritiene opportuno soprassedere temporaneamente alla trattativa' e che 'pertanto le riunioni convocate sono disdette'. In risposta a questo atteggiamento, considerato di pura speculazione sulla riforma endoregionale', Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil dell'Umbria - e' detto nella nota - indicono lo stato di agitazione di tutti i lavoratori delle Comunita' montane umbre. I tre sindacati umbri ricordano infatti che questi lavoratori (circa 700) hanno un contratto integrativo scaduto da oltre sei mesi e che, nonostante la piattaforma sindacale sia stata presentata da piu' di un anno, ancora oggi non e' stata avviata alcuna trattativa''. ''Non vorremmo - affermano i segretari delle tre sigle sindacali umbre - che la riorganizzazione delle comunita' montane in atto, con la relativa (e giusta) riduzione dei costi della politica, divenga ora una scusa per intaccare ulteriormente i salari dei lavoratori che sono gia' al limite della soglia di sussistenza''. Condividi