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PERUGIA – Il Consiglio regionale dell’Umbria ha approvato, con 17 voti a favore e 6 contrari, l’atto amministrativo che definisce gli indirizzi generali per la formazione del Programma di riordino territoriale di cui all’articolo 3 della legge regionale 18/2003. La relazione di maggioranza è stata illustrata da Gianluca Rossi, capogruppo Pd, il quale ha affermato che i due atti sottoposti oggi all’esame del Consiglio, ovvero le Misure di razionalizzazione in materia di Comunità montane e gli Indirizzi generali per la formazione del Programma di riordino territoriale “sono strettamente connessi”, pertanto sono stati compresi entrambi nella relazione stessa. Con l’atto numero 1234, si definisce il Programma come lo strumento con cui si effettua, ai sensi della legge regionale 18/2003, la ricognizione delle fusioni, delle unioni dei Comuni delle Comunità montane, delle Associazioni intercomunali, con cui si definiscono gli ambiti ottimali per l’esercizio associato delle funzioni previste dalla legge, e con cui si definiscono le zone omogenee delle Comunità montane, specificando i criteri per la concessione dei contributi. Si vuole quindi evitare la sovrapposizione tra Comunità montane ed altre forme associative, nonché delineare come ambito ottimale i Comuni con popolazione superiore ai 25mila abitanti e almeno di 15mila abitanti come soglia minima. Vengono altresì individuate nel numero di cinque al massimo le zone omogenee delle Comunità montane, i cui criteri di riferimento si basano su preesistenti esperienze di aggregazione e riduzione delle Comunità montane stesse sulla base della dimensione territoriale, geografica, indice di Vecchiaia, reddito pro-capite, altimetria del territorio, livello dei servizi e altro. Per quanto riguarda i contributi, essi sono definiti con legge di bilancio e rivolti a servizi svolti in forma associata da almeno il 50 per cento dei Comuni ricompresi nella Comunità montana e nell’unione dei Comuni, con priorità (previa intesa con il Cal, il Consiglio per le autonomie locali) per i servizi educativi scolastici, quelli attinenti alla polizia locale e quelli attinenti al catasto dei Comuni. E’ stato quindi ricordato al proposito che il Patto di stabilità fiscale e tariffario prevede risorse pari a 1.100.000 euro l’anno per lo sviluppo e la qualificazione dei servizi degli enti locali, sempre finalizzata all’esercizio associato delle funzioni. Infine le risorse per i contributi straordinari vengono ripartiti dalla Giunta regionale previa intesa con il Cal. Con questo provvedimento – è stato fatto notare nel corso del dibattito – l’Umbria è al momento, l’unica Regione con un quadro normativo di riforme conforme alla prescrizioni della legge Finanziaria. La nostra legge, approvata nello scorso mese di luglio 2007, è conforme al dettato della Finanziaria e agli obiettivi di contenimento. La Finanziaria indica la riduzione delle spese istituzionali delle Comunità montane pari al 33 per cento in meno rispetto ai trasferimenti previsti per la montagna. Già in passato, le Comunità montane umbre spendevano meno, per spese istituzionali, rispetto all’obiettivo fissato dalla Finanziaria. L’indirizzo vincolante è il numero massimo delle Comunità montane stabilito per legge. In questi organismo non ci sarà comunque minore rappresentanza politica poiché, come anche in Emilia Romagna, gli organi esecutivi coincidono con quelli dei Comuni. La riforma delle Comunità montane e degli Ati hanno lo stesso percorso che prevede una approfondita concertazione. I quattro Ati sostituiranno ben 27 strutture intermedie, mentre le Comunità montane da nove passeranno a cinque. Si tratta di un risultato di grande rilievo e di grande valore. Inoltre è stato ridotto al minimo il costo del funzionamento istituzionale. Gli Ati saranno gestiti dall’assemblea dei sindaci e non più da Consigli di amministrazione. Per le Comunità montane, insieme alle organizzazioni sindacali sono state concertate e fissate norme di principio per l’adeguatezza degli organici (incentivi e mobilità tra amministrazioni). Non si può dunque dire, che, su questo versante, le riforme non vanno avanti. Condividi