basaglia.jpg
PERUGIA – A trent’anni dall’approvazione della legge Basaglia che attraverso nuove regole per il trattamento e la cura delle malattie mentali ha posto fine ai manicomi, in Umbria il consenso sociale a questa “rivoluzionaria” politica di salute mentale non è mai venuto meno. Per ricordare le tappe fondamentali del percorso fuori dalle case di cura la Regione Umbria ha patrocinato una serie di manifestazioni dal titolo “1965-1978-2008. Umbria: Un percorso fuori dal manicomio”, coordinate dalla “Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute” della quale è presidente il professor Tullio Seppilli. “Quando il 13 maggio 1978 fu approvata la legge 180 che impose la chiusura dei manicomi e istituì i servizi di salute mentale pubblici, a Perugia e in Umbria il processo di deistituzionalizzazione e la progressiva creazione di servizi di assistenza psichiatrica di territorio già interessavano l’intera regione da oltre dieci anni – ha detto l’assessore regionale alla sanità, Maurizio Rosi - A trent’anni dalla legge Basaglia, rievocare e celebrare quanto accaduto, giusto motivo di orgoglio di questa di questa Regione, risulta quanto mai necessario per riproporre al centro dell’attenzione le ragioni di una rivoluzione culturale”. “Nonostante gli attacchi alla legge 180 e le minacce di controriforma psichiatrica – ha sottolineato l’assessore Rosi - la Regione Umbria ha sempre risposto riaffermando la validità della rete di salute mentale che si era costruita e rafforzata nel tempo, arricchendosi di nuove possibilità operative. Ne sono testimonianza i Piani sanitari regionali e gli atti amministrativi della Giunta regionale approvati in questi anni. Per quanto riguarda l’organizzazione dei servizi, la collaborazione tra il pubblico e il privato sociale costituisce in Umbria un esperimento di interesse unico, perché si è sviluppato all’interno di una logica di sanità pubblica che trova conferma nella proposta del Piano Sanitario Regionale 2008-2010 che attribuisce un ruolo centrale alla tutela dei diritti a fronte del disagio e dell’emarginazione cui si accompagna l’impegno a garantire al disagio mentale la più ampia presa in carico e la inclusione sociale”. Per ricordare le trenta primavere della legge che ha sancito il superamento definitivo dei manicomi, in Umbria, anche a seguito della “Conferenza programmatica regionale sulla salute mentale”, che si è svolta a Terni il 4 e 5 ottobre 2007 rianimando il dibattito intorno alle politiche di salute mentale, sono nate iniziative celebrative in diverse città. Ciascun territorio sviluppa una sua originale proposta seguendo le caratteristiche che il movimento per la salute mentale ha acquisito a contatto con le risorse culturali, sociali, politiche del luogo. Così troviamo esempi finalizzati a preservare la memoria di una tradizione innovativa ormai di antica data e che rischia di andare perduta, esempi di attenzione alle problematiche dell’inclusione sociale e lavorativa che il disagio mentale rende spesso insolubili, esempi delle opere che hanno riattivato nel grande pubblico un interesse sui disturbi psichici e, infine, delle attività di auto-mutuo-aiuto e autopromozione che poi vanno a costruire un’immagine diversa della marginalità. Le iniziative organizzate nell’ambito del trentennale della legge 180 saranno coordinate dalla “Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute” e patrocinate e sostenute dalla Regione Umbria. Con queste manifestazioni Perugia e l’Umbria si uniscono così alle numerose iniziative promosse anche in altre città italiane per celebrare, restituire memoria, ripercorrere le tappe dell’intero processo anti-istituzionale e riflettere sul percorso che ha caratterizzato la “nuova” psichiatria. Il calendario delle manifestazioni è ancora aperto e, sinora, sono previste le seguenti iniziative che si svolgeranno con la partecipazione delle Province di Perugia e Terni, dell’ANCI Umbria, dei Comuni principali dell’Umbria (Perugia, Terni, Spoleto, Foligno, Città di Castello, Gubbio), delle Aziende Sanitarie Locali dell’Umbria, della Fondazione Angelo Celli, delle Associazioni di utenti e familiari, del Privato sociale. “Per il ruolo di avanguardia che ha avuto l’Italia sull’abolizione dei manicomi e per le peculiari specificità che hanno fatto del movimento umbro un’esperienza pionieristica nel panorama nazionale – rende noto la Fondazione Celli - è importante che si dia giusto rilievo a quanto accaduto nella nostra regione tra gli anni ’60 e la fine degli anni ’70 e al successivo percorso seguito dalla psichiatria rinnovata”. Per dare visibilità e spessore al vasto movimento di auto-riforma che coinvolse Perugia e l’intera Umbria, la Fondazione già da anni lavora alla ricostruzione di questo percorso della nostra storia recente. Attraverso una vastissima analisi dei documenti dell’epoca e un’ampia campagna di lunghi colloqui con i protagonisti e i testimoni del movimento infatti, abbiamo elaborato una ricerca che ripercorre tutte le tappe che dai primi anni ’60 fino all’emanazione della legge 180 hanno portato alla progressiva chiusura del manicomio e alla costruzione di una assistenza psichiatrica di territorio”. Se è vero – continua il responsabile della Fondazione - che il processo di rinnovamento della psichiatria tende a identificarsi in Italia con la sola esperienza basagliana, è fondamentale sottolineare che il movimento perugino e più in generale umbro – che ha avuto un suo significativo peso nel quadro nazionale – spicca per caratteristiche originali e peculiari specificità e, in particolare, sviluppò una lotta contro le istituzioni totali e segreganti e contro ogni forma di esclusione sociale, dalla abolizione delle classi scolastiche “differenziali” e delle scuole speciali, alla netta opposizione alla costruzione di un grande carcere nazionale di sicurezza nelle vicinanze di Perugia, alla lotta contro la persistenza dei manicomi giudiziari, seppure inesistenti in Umbria. Condividi