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PERUGIA – “I fatti che hanno portato all’arresto di personale sanitario sono stati accertati a seguito dell’indagine della Magistratura che ha installato telecamere e organizzato pedinamenti, mezzi e procedure diversamente inammissibili sotto il profilo contrattuale e normativo. L’eclatanza degli eventi (pur avendo riguardato un numero esiguo di operatori) ha prodotto in termini di immagine una ricaduta negativa e ingiustificata su tutto il personale sanitario e, per la risonanza mediatica verificatasi a livello nazionale, sulla stessa immagine della Regione Umbria. Le Direzioni generali, insieme ai sindacati, hanno definito nei propri regolamenti sistemi di verifica e controllo molto più incisivi, con l’obiettivo di colpire eventuali comportamenti dolosi e di tutelare la stragrande maggioranza dei lavoratori onesti del servizio sanitario”. Sono queste le considerazioni conclusive della relazione della Commissione di inchiesta del Consiglio regionale sull'assenteismo nelle strutture sanitarie della Regione Umbria (presieduta da Paolo Baiardini), che ha terminato i suoi lavori approvando a maggioranza un documento che verrà portato in Aula per il voto finale. Il consigliere Massimo Mantovani, (Pdl) ha annunciato che “pur condividendo in larga parte l'analisi contenuta nella relazione” presenterà una relazione di minoranza che “si differenzierà sulle conclusioni rispetto all'interpretazione di quanto è emerso dai lavori della Commissione”, i cui compiti sono stati definiti da una delibera dell'Assemblea di Palazzo Cesaroni approvata, su richiesta del centrodestra, il 25 settembre 2007, dopo gli arresti tra i dipendenti all'ospedale S.Maria della Misericordia di Perugia. Dalle risultanze della Commissione tecnica di inchiesta istituita dalla Giunta regionale nel luglio 2007 – si legge – sono emerse tre linee di carattere strategico che si reputa necessario attivare: azione di prevenzione, di controllo e sanzionatoria, interventi del tutto condivisibili da parte della Commissione. Dalle audizioni effettuate con la Direzione generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia si evince che non sarebbe stato possibile rilevare il fenomeno se non fosse intervenuta l’indagine della Magistratura, che ha posto in essere sistemi di rilevazione (telecamere, pedinamenti) altrimenti non utilizzabili”. “La Commissione – spiega il documento - prende atto che gli eventi si sono verificati nella fase di trasferimento dell’ospedale da Monteluce al Silvestrini e che per tali circostanze risulta difficile accertare eventuali responsabilità o carenze di controllo. Fa notare che l’indagine della Magistratura è partita dalla rilevazione della consistenza dei magazzini nei diversi reparti ospedalieri che metteva in luce discordanze tra scorte e ordini di materiale sanitario”. Viene poi sottolineato che, per quanto riguarda l'eventuale incidenza dei fatti sul livello complessivo dei servizi, “la vicenda riguarda prevalentemente soggetti non impegnati nell’assistenza diretta ai malati, con la conseguenza che il fenomeno non ha prodotto ricadute negative nelle prestazioni assistenziali. Mentre per quanto riguarda i danni economici provocati dalla vicenda “c’è un’indagine in corso e che pertanto il dato potrà essere eventualmente Quantificato sulla base di quanto verrà accertato”. “Valutazioni sullo stato dell’organizzazione del servizio sanitario regionale – conclude la relazione - e sulla sua qualità, che sono comunque emerse nel corso delle audizioni (dai problemi relativi all’organizzazione dipartimentale, agli aspetti di carattere strutturale quali la carenza di posti letto e di personale infermieristico, fino alla necessità di legare il premio di risultato dei manager sanitari anche alla riduzione del fenomeno dell’assenteismo attraverso una politica di gestione del personale che lo motivi e lo valorizzi) attengono ad una discussione più generale propria del Consiglio regionale, piuttosto che al lavoro di indagine della Commissione”. Condividi