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Il rinnovo del contratto dei metalmeccanici rappresenta un punto centrale nella battaglia per la difesa dei diritti dei lavoratori. Penso che, oggi più di ieri, il futuro del contratto nazionale dipenda da questa vertenza chiave. La piattaforma sindacale presentata da Fim Fiom e Uilm affronta, infatti, fondamentali temi di carattere normativo, proponendo la riforma dell’inquadramento unico, la riduzione della precarietà del lavoro, la contrattazione e miglioramento degli orari, l’estensione dei diritti e il miglioramento delle condizioni normative delle lavoratrici e dei lavoratori: di fronte alla piattaforma sindacale le controparti, la Federmeccanica in primo luogo, continuano, però, a non dare risposte adeguate opponendo pesanti rifiuti. Peggio. Federmeccanica ha offerto 66,66 euro sui minimi tabellari, (di fronte ai 117 richiesti dai sindacati) più 33,33 euro medi come aumento delle maggiorazioni sugli straordinari. Questo significa che un quarto dell’aumento proposto dalle imprese, legato alla flessibilità, va conquistato a livello aziendale. Esattamente quello che Confindustria intende per “riforma del modello contrattuale”: scambiare la produttività con il salario. Se viene aumentato l’orario di lavoro a parità di salario, in realtà non si ottiene più produttività, bensì una ulteriore compressione salariale. Confindustria, attraverso questa trattativa, si pone l’obiettivo strategico più generale di depotenziare il contratto nazionale che dovrebbe coprire solo l’inflazione programmata. E quella reale? Appunto, va scambiata con flessibilità degli orari e precarietà lavorativa. Ma le cifre parlano chiaro: tra il 2000 e il 2007 le retribuzioni medie degli operai metalmeccanici si sono fermate al 15% contro un aumento complessivo dei prezzi del 17%. Il tutto mentre Federmeccanica e Confindustria piangono miseria e tuttavia il settore metalmeccanico non è affatto in crisi, anzi. Ci sono alcuni indicatori, come l'occupazione, che stanno lì a dimostrarlo. Infatti si registra una crescita dei posti di lavoro del 6,9% nel secondo trimestre 2007 rispetto allo stesso periodo del 2006. Credo che la mobilitazione dei lavoratori metalmeccanici a sostegno del contratto nazionale sia il segno di una richiesta forte di cambiamento. I metalmeccanici non hanno accettato l’elemosina di Montezemolo, ma continuano a difendere il contratto nazionale di lavoro e a sostenere richieste che ruotano, oltre che sugli aumenti salariali, sulla lotta alla precarietà e sulla ripresa della contrattazione della condizione di lavoro. Lo voglio dire chiaramente: un accordo non soddisfacente per i meccanici rappresenterebbe oggi un passo indietro per l’intero mondo del lavoro e permetterebbe a Confindustria un ulteriore pesantissimo affondo sui temi centrali di salario, orario e diritti. Per questo credo che la sinistra nei prossimi giorni debba sostenere con forza tutte le iniziative di lotta promosse dai metalmeccanici: in gioco c’è la dignità e il valore all’intero mondo del lavoro italiano. Contro la precarietà e per il contratto nazionale. Condividi