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di Isabella Rossi L’Umbria è prima in Italia con un’iniziativa destinata a far parlare di sé. Alla Sala della Vaccara di Perugia un gruppo di uomini autorevoli ha apposto, infatti, la propria firma in calce al “Manifesto degli Uomini Contro la Violenza di Genere”. Un gesto importante dato che la violenza contro le donne “è la più diffusa violazione dei diritti dell'uomo, senza limiti geografici, economici o sociali”, come riferisce il Parlamento Europeo. Il dottor Pierluigi Corea del Comitato Umbro dell’Associazione Ossigeno Onlus, presieduta da Katia Bellillo, spiega che tale iniziativa “nasce dall’esigenza di sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica maschile sul problema della violenza di genere”. Un tema molto spinoso, secondo Roberto Ciccone, presidente del Consiglio comunale di Perugia. “E le istituzioni, purtroppo, sono poco presenti. La violenza degli uomini tra le mura domestiche è la prima causa di morte per le donne. Ed è necessario rompere quel cerchio che isola le donne. Non è solo un caso, infatti, questo isolamento, ma c’è una volontà quasi scientifica dietro. Basti pensare alla tratta delle donne e al commercio di organi”. Continua Ciccone: “anche giovani donne, con un alto grado di istruzione, oggi subiscono la violenza senza denunciarla.” E la precarizzazione del lavoro, che colpisce più le donne che gli uomini ha un ruolo fondamentale nel rendere le donne più vulnerabili. L’avvocato Roberto La Macchia, dell’Associazione Giuristi Democratici, spiega che la violenza sulle donne “è un problema di democrazia” e occorre intervenire sul piano culturale e quello normativo. Carlo Fiorio, Professore di Procedura Penale all’Università di Perugia, focalizza l’attenzione su strumenti legislativi a volte non idonei a garantire la tutela delle vittime di violenza:“Il nostro è un codice del 1930 e protegge maggiormente le cose rispetto alle persone”, afferma ancora. Alessandro Mancinelli, avvocato e ricercatore presso l’Università La Sapienza di Roma, pone l’accento sull’importante rapporto tra la cultura e la legge, sull’esigenza di legalità e di diritto e sull’importanza del “consenso dei consociati all’interno di categorie sociali”. La violenza di genere è un tipo di violenza che nasce in famiglia e che si rivolge contro le donne ed i minori, secondo lo psichiatra Luigi Cancrini, deputato Pdci. E pesantissimi sono le conseguenze sui bambini nei quali scatta un processo di identificazione sia con la vittima che con l’oppressore. “Spesso le donne”, rileva lo psichiatra, “si sentono in colpa anche per la violenza subita ed esitano a denunciarla per affetto verso il partner, per paura di provocare il fallimento del matrimonio o di perdere l’affido dei figli.” Anche i lunghissimi tempi della giustizia possono giocare un ruolo fondamentale nei casi di violenze e omicidi, perpetrati spesso mentre la coppia è in attesa di divorzio. E l’omicidio, secondo il professore, non arriva mai all’improvviso, ci sono innumerevoli segni prima. Katia Bellillo conclude gli interventi sottolineando che è necessario introdurre anche in Italia una legge come quella spagnola, la più completa in Europa. Con la legge entrata in vigore in Spagna nel 2004, infatti, si aumentano le pene per lesioni e maltrattamenti da due a cinque anni e si garantisce una maggiore protezione e aiuti alle donne vittime di maltrattamenti. Inoltre, sono previsti un sussidio di disoccupazione nel caso in cui la donna debba licenziarsi in seguito alla situazione di violenza domestica e il diritto ad una assistenza sociale integrata che comprende servizi di supporto, compreso il servizio di avvocatura a spese dello Stato. Di rilevante c'è anche la punibilità della minaccia, da sei mesi ad un anno di carcere, insieme alla sospensione - minimo cinque anni - della patria potestà in casi gravi. Condividi