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MARSCIANO – Il gruppo Anpi di Marsciano, le scuole del territorio e tanti cittadini, hanno voluto partecipare alla giornata che l’Amministrazione Comunale ha dedicato al ricordo della tragica vicenda dell’uccisione dei Fratelli Ceci. Una giornata, quella di venerdì 28 marzo, cominciata con l’incontro presso la Sala Capitini del Comune. C’era il Sindaco Gianfranco Chiacchieroni, Luciano Capuccelli del Centro Studi “Aldo Capitini” e Renato Covino, Docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Perugia a ricordare il significato che il 28 marzo ha ogni anno per Marsciano, ancora a distanza di 64 anni da quella triste vicenda, in cui i tre giovani Ulisse, Armando e Giuseppe hanno perso la vita, uccisi dalla violenza, dalla cecità e dalla follia fascista. C’erano anche i familiari dei tre giovani fratelli e alcuni cittadini, tra i più anziani, che hanno visto da vicino proprio quella barbara uccisione, presso il cimitero di Marsciano, e se la ricordano bene ancora oggi. Significativa anche la presenza dei Carabinieri della Caserma “Giuseppe Briganti” di Marsciano, rappresentati dal Luogotenente Torello Fiaschini. È stato infatti proprio il Sindaco Gianfranco Chiacchieroni a ricordare l’impegno dell’Arma nella lotta di liberazione del periodo della Resistenza e in particolare il sacrificio del brigadiere Giuseppe Briganti (cui è intitolata la Caserma di Marsciano), ucciso il 15 giugno dello stesso anno (1944). Il suo è stato uno dei tanti gesti di eroismo individuale pagato a caro prezzo, ma che testimoniano ancora oggi l’impegno e la volontà di difendere un ideale e di combattere contro l’ingiustizia e la cieca violenza. “La vicenda dei Fratelli Ceci – ha detto il Sindaco – è avvenuta sullo sfondo di quella che è stata la follia della II Guerra Mondiale. La colpa di questi tre giovani martiri è stata proprio quella di aver detto “no” a questa guerra, rifiutandosi di combattere contro i fratelli partigiani. Ma la loro vicenda avviene anche sullo sfondo del periodo della Resistenza (in Italia e in Umbria) e di quello che era il mondo contadino; un mondo che ha conosciuto la fatica e la morte ed è anche quello che si è voluto colpire. Per Marsciano – ha proseguito – questa è una vicenda che si lega anche ad una figura importante della nostra storia locale: quella del medico Adolfo Bollli (a cui tra l’altro è stato dedicato un libro, il dodicesimo Quaderno Marscianese, presentato qualche giorno fa). Bolli è stato il primo Sindaco di Marsciano eletto a suffragio universale e a lui si deve il merito di aver “costruito” la Marsciano moderna (portando qui la prima Sala Operatoria). Ma a lui si deve anche rendere merito per aver costruito proprio intorno alla vicenda dei tre fratelli una sorta di “mito”, raccontandola, facendola conoscere e dedicando ad essa anche alcuni pensieri che sono oggi tramandati a noi attraverso alcuni suoi scritti”. È stato poi Luciano Capuccelli (anche lui ex Sindaco di Marsciano) a ricordare proprio alcuni brani e cronache del tempo, tratti dagli scritti di Adolfo Bolli, che descrive il giorno del funerale e il grande trasporto popolare con cui la tragedia è stata vissuta. “Oggi si rischia di perdere la memoria e l’identità – ha detto il prof. Renato Covino. E proprio il ricordo della vicenda di questi tre giovani, che è purtroppo una delle tante tragedie avvenute in Umbria in quel periodo (marzo-aprile 1944), dovrà contribuire a non spezzare questo legame con il passato e a costruire proprio l’identità di un’intera comunità e di un territorio, attraverso la rivisitazione critica di ciò che è accaduto. E questa non è altro che la costruzione di un “mito”, che non è certo una esaltazione del passato ma una sorta di religione civile, che si basa sulla verità. Questo è il ”mito” dei Fratelli Ceci ed è ciò che permette oggi di far sì che loro non muoiano una seconda volta”. Dopo l’incontro alla Sala Capitini c’è stata la cerimonia di commemorazione con la deposizione delle Corone: una davanti al monumento in ricordo dei Fratelli, di fronte al Comune, una presso la lapide del cimitero di Marsciano (luogo della fucilazione) e una di fronte al Monumento ai Caduti in Piazza Carlo Marx, cui è seguita la visita al cimitero della frazione di Mercatello, luogo di sepoltura dei fratelli. Condividi