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GUALDO TADINO - La decisione della Giunta Regionale dell’Umbria di raddoppiare i canoni di concessione per lo sfruttamento delle acque minerali a carico delle aziende trova decisamente d’accordo il circolo di Rifondazione Comunista di Gualdo Tadino perché - sostiene in una nota inviata alla stampa - costituisce un segnale positivo di correzione della politica su questa materia ed un ulteriore passo in avanti per garantire maggiori ricadute economiche ai cittadini dell’Umbria. Si tratta anche – si afferma anche nella nota - di una prima risposta positiva sollecitazioni espresse in questo senso in occasione dell’ultima seduta del consiglio comunale gualdese, determinando un giusto inasprimento tariffario, in considerazione dell’alto impatto ambientale che le attività economiche private per lo sfruttamento della risorsa acqua, che restituisce un più equo ritorno alla comunità regionale. Si tratta però solo di un primo passo in avanti perché “c’è ancora molto da fare per determinare effettive e significative ricadute economiche sui territori maggiormente e direttamente interessati dai prelievi”. Da qui la sollecitazione rivolta alla Regione di destinare il gruzzolo aggiuntivo che si produrrà con questo provvedimento proprio alle aree ove insistono le concessioni e le attività economiche che si collegano ad esse, condividendo pienamente quanto ha scritto il consigliere verde, Oliviero Dottorini, nella sua proposta di legge. Sarebbero infatti assai utile se queste risorse si aggiungessero stabilmente a quelle che metteranno in campo, con i loro piani, ordinari e straordinari di intervento, l’Ato e Umbria Acque, per ristrutturare ulteriormente ed in modo definitivo, la rete idrica locale, “ancorché in presenza di acquedotti vetusti, di consumi che continuano ad essere diffusamente inconsapevoli e, soprattutto, in presenza di una crisi idrica ricorrente che sembra riguardare oramai l’intera regione e da vicino anche il nostro territorio”, causata anche dagli attingimenti diretti alla fonte. Una precisa programmazione di interventi e di progettualità per sostenere non solo queste opere pubbliche, ma anche ai fini di una compartecipazione alla filiera ambiente-cultura-turismo. Per ottenere ciò occorre che l’occupazione derivante dall’eventuale nuovo investimento venga sottratta ad ogni meccanismo di precarietà e di stagionalità tipica anche dell’organizzazione del lavoro in questo settore industriale. Il tutto da definire in una precisa sede di confronto, che dovrà essere stabilita, fra azienda, istituzioni locali e sindacati. Condividi