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PERUGIA – L’immediata attivazione delle misure previste dal “Piano di sviluppo rurale” (“Psr”) per la riconversione dei sistemi di irrigazione e la richiesta del prolungamento dello stato di emergenza idrica che scadrà il 30 giugno prossimo. Sono le azioni che metterà in campo la Regione Umbria per fronteggiare l’attuale stato di criticità, annunciate nel corso dell’incontro promosso dagli assessorati regionali all’Agricoltura e all’Ambiente e al quale hanno preso parte rappresentanti delle organizzazioni agricole umbre e l’assessore provinciale all’Ambiente. È stato deciso, in un quadro di scelte e azioni sinergiche, di effettuare anche una verifica dei costi per l’irrigazione e mettere a sistema iniziative che promuovano la costruzione di laghetti collinari. “A causa dell’alto deficit pluviometrico – hanno sottolineato dall’assessorato regionale all’Agricoltura – si richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti. Le istituzioni devono far corpo per affrontare con razionalità la situazione straordinaria. Saranno attivate nell’immediato le misure del ‘Psr’ per la riconversione dei sistemi di irrigazione per favorire l’utilizzo di impianti a goccia, che consentono di risparmiare acqua”. Dai dati in possesso della Regione e dell’Ente irriguo umbro-toscano, risulta che negli ultimi mesi del 2006 l’indice pluviometrico segnava una riduzione del 42 per cento. Nel 2007 l’indice si è abbassato ulteriormente, attestandosi a meno 54 per cento, con ripercussioni anche sulle portate delle sorgenti per le quali si è registrato un sostanziale decremento delle portate delle sorgenti. È per questo, è stato spiegato, che la Regione intende chiedere di prolungare lo stato di emergenza. L’Umbria, è stato sottolineato nell’incontro, può comunque contare su alcuni punti di forza, che andranno a sostenere anche l’irrigazione, primo tra tutti la diga di Montedoglio. L’invaso si presenta all’appuntamento con i mesi caldi con circa 80 milioni di metri cubi d’acqua, di cui 30 utilizzabili. “Si può stare tranquilli – ha spiegato il direttore generale dell’Ente irriguo umbro-toscano Diego Zurli - sia per gli utilizzi di natura idropotabile sia per l’irrigazione”. Il patrimonio idrico regionale può contare, inoltre, sulle acque della diga sul fiume Chiascio, che torna ad invasare 8 milioni di metri cubi di acqua; al completamento dei lavori per il prolungamento dello scarico di fondo della diga, si prevede che in condizioni meteorologiche favorevoli possano essere invasati 10-12 milioni di metri cubi di acqua. Altra situazione positiva, è stato rilevato, riguarda il comprensorio irriguo di Tuoro che nella prossima stagione potrà essere alimentato dalle acque provenienti da Montedoglio, portando all’eliminazione di parte dei prelievi dal lago. “Bisogna continuare ad agire mediante una duplice azione – si è prospettato dall’assessorato regionale all’Ambiente che ha attivato una cabina tecnica di regia con tecnici della Regione, l’Ente irriguo umbro-toscano, le ‘Ato’ (Autorità di Ambito) – Sul versante amministrativo, si intende delimitare su base cartografica i comprensori irrigui serviti da impianti pubblici, in modo che in tali ambiti non vengano rilasciate licenze di attingimenti annuali, privilegiare metodi di irrigazione a basso consumo, vietare l’utilizzo di acqua idropotabile per usi impropri, invitare gli organi preposti a un rigoroso controllo sui prelievi concessi e dare forte impulso alla realizzazione di invasi collinari”. “Dal punto di vista tecnico-operativo – hanno spiegato ancora dall’Assessorato - è necessario sollecitare l’Ente irriguo umbro-toscano affinché provveda alla definizione del progetto di consolidamento del versante in frana sulla diga sul Chiascio, sollecitare le ‘Ato’ a una rapida presentazione dei progetti per integrare le infrastrutture esistenti o in via di realizzazione, procedere alla costante ricerca e riparazione delle perdite in rete che fino ad oggi ha consentito di recuperare una risorsa quantificabile in 100 litri al secondo solo per l’Ato n.1. Si deve inoltre tutelare – concludono - la quantità e la qualità delle risorse con la riduzione dei prelievi sia delle acque superficiali sia di falda, mediante il riutilizzo delle acque reflue trattate da destinare soprattutto all’uso irriguo e, se compatibili, ai fini industriali”. Condividi