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CITTA’ DI CASTELLO - Una delegazione del comune di Città di Castello ha visitato l’impianto per la produzione di biogas di Ganzanigo, a pochi chilometri da Bologna, il più grande attualmente funzionante in Italia. “Abbiamo voluto renderci conto di persona di che cosa significhi ospitare una struttura del genere, dal momento che anche a Città di Castello la Fat ha presentato il progetto di un’isola energetica, con caratteristiche simili, da realizzarsi nella zona di Giove”, spiega l’assessore Massimo Massetti, sottolineando che “l’obiettivo del viaggio era valutare che tipo di impatto avesse sul territorio e sulla vivibilità delle popolazioni”. Accompagnato dal dirigente del settore Urbanistico Federico Calderini e dall’architetto Lucio Bonucci, Massetti di ritorno spiega che “l’impianto posto nelle vicinanze del centro abitato, pur avendo una visibilità, non produce alcun impatto dal punto di vista acustico ed emette odori, percepibili solo all’interno, molto lievi, comunque non sgradevoli. Il processo di fermentazione si svolge all’interno di due grandi cupole, in un ambito ermeticamente chiuso e senza scambio con l’ambiente circostante. Dal mais truciolato, proveniente da 300 ettari di coltivazione nei dintorni, si ottiene biogas, che consiste per oltre il 50% di metano. Il carburante bio alimenta due motori che producono 1,3 MW di energia elettrica, sufficiente per il fabbisogno medio di circa 2.500 famiglie”. “Organizzato dall’Agenzia della Fiera delle Utopie concrete nell’ambito di “Altotevere energia sostenibile, il sopralluogo” aggiunge l’assessore “ha permesso di fugare i motivi maggiori di preoccupazione in vista della costruzione dell’impianto di Giove, che per il nostro territorio funge da apripista: la struttura di Ganzanigo infatti è impermeabile dal punto di vista dei rumori, non incide sulla qualità della vita producendo emissioni fastidiose e, con qualche accorgimento, sarà possibile armonizzare l’inserimento delle vasche di stoccaggio e di decantazione nel paesaggio agricolo”. L’impianto progettato per Città di Castello è costituito da un’isola per la produzione di energia elettrica e termica da biogas, attraverso un cogeneratore, che è alimentato da silo mais e triticale, una semente che cresce in media collina e che richiede un’irrigazione minima. Si tratta di una filiera corta che sarà realizzata su una superficie di quasi tre ettari, attualmente adibiti a tabacco. L’impianto rientra nella categoria compatibile anche da punto di vista urbanistico con la destinazione agricola. Il ciclo si articola nella cultura delle piante che verranno depositate per la fermentazione in appositi contenitori anaerobici, collegati ad un motore capace di produrre fino a 980 Kw elettrici; i residui della materia vegetale saranno utilizzato come compost. L’energia elettrica prodotta sarà acquisita dalla rete Enel mentre quella termica, destinata al teleriscaldamento, potrà essere messa al servizio delle utenze limitrofe. “Trattandosi del primo esperimento, era necessario assumere informazioni sulle modalità di funzionamento e le ricadute in termini ambientali” conclude Massetti, ricordando che “l’impianto previsto a Giove è il tentativo importante di diversificare la produzione agricola, per superare il tabacco nell’ottica della multifunzionalità dell’azienda agricola e della sostenibilità ambientale”. Condividi