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L’indagine diffusa da Eurostat sui redditi primari delle regioni che fanno parte della Unione Europea conferma che in Italia e in Umbria esiste una seria questione salariale, cosa che Rifondazione comunista denuncia da tempo: dal 2000 al 2004 il potere d’acquisto dei cittadini umbri è calato del 9,6%. Se aggiungiamo poi i dati che emergono da una recente indagine di Bankitalia il quadro diventa ancora più drammatico: dal 2000 al 2006 il reddito delle famiglie di un lavoratore dipendente è rimasto invariato. Ci sono poi altre percentuali che segnano uno squilibrio insostenibile: nel nostro paese il 10% delle famiglie possiede il 45% della ricchezza, mentre salgono i livelli di indebitamento, al punto che nel 2006 il 26% delle famiglie italiane si è rivolta ad agenzie finanziarie. “La Sinistra, l’Arcobaleno” ha predisposto una piattaforma comune per affrontare la gigantesca questione salariale del lavoro dipendente: riteniamo infatti che sia necessario istituire la detrazione di imposta per il lavoro dipendente e le pensioni, introdurre la restituzione del fiscal drag e la detassazione degli aumenti derivanti dai contratti nazionali di lavoro, un sistema automatico e annuale di recupero del potere d’acquisto dei salari e, contemporaneamente, aumentare al 20% la tassazione delle rendite finanziarie, come negli altri paesi d’Europa. Pensiamo dunque che siano necessari questi interventi per bilanciare lo squilibrio esistente. Certo, la questione salariale va anche affrontata legandola indissolubilmente alla contrattazione collettiva, oggi sotto attacco da chi vorrebbe ridurre il contratto nazionale al recupero dell’inflazione programmata e rimandare alla contrattazione aziendale aumenti salariali legati alla produttività. Occorre ricordare invece come l’accordo del luglio ‘93 abbia determinato la caduta progressiva dei salari reali, a tutto vantaggio della rendita parassitaria. “La Sinistra, l’Arcobaleno” ha oggi la responsabilità enorme di essere l’unico punto di riferimento delle lavoratrici e dei lavoratori, dal momento che il Pd ha scelto come tratto fondante della sua identità l’equidistanza tra impresa e lavoratore, negando di fatto la subordinazione del lavoratore, il suo essere dipendente. “Lavoratore” è una condizione, non è uno stato civile! Rimettiamo allora all’ordine del giorno l’articolo 36 della Costituzione che impone la adeguata retribuzione! Stefano Vinti Condividi