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CITTA' DI CASTELLO - La situazione politica di Città di Castello è del tutto particolare rispetto al quadro regionale umbro: tanto per dirne una nel capoluogo dell’Alta Valle del Tevere Margherita e Ds marciano tuttora divisi in Consiglio Comunale, non avendo ancora formato il gruppo unico del PD. E poi, anche all'interno di questi due distinti gruppi non è che si vada d’amore e d’accordo, manifestandosi non poche “dissidenze”. Si debbono a ciò, quindi, le tante firme apposte in calce a un ordine del giorno sull’allarmante situazione economica del territorio che è stato proposto dal capogruppo di Sinistra Democratica, Stefano Briganti, oltre a quelle “naturali” di Mauro Alcherigi, capogruppo di Rifondazione Comunista e del suo compagno di partito Paolo Ariani. Ad essi si sono infatti aggiunti Roberto Perugini e Cristiano Goracci, consiglieri Ds, Carlo Reali, capogruppo del Gruppo misto, e Stefano Bravi, consigliere della Margherita. Un documento da sottoporre al dibattito del Consiglio Comunale e che raccoglie le valutazioni allarmate espresse dalle organizzazioni sindacali territoriali (da ultimo l’intervento del Segretario Comprensoriale della CGIL che segnalava lo stato di crisi che sta attraversando il settore della ceramica) e dalle Associazioni imprenditoriali per lo stato in cui versa l’economia dell’Alto Tevere e, in particolare, di Città di Castello. “l giudizio che emerge si dice nell’ordine del giorno - è di forte preoccupazione per il ridimensionamento di alcuni settori produttivi che hanno caratterizzato nei decenni l’identità dello sviluppo e dell’occupazione nel territorio tifernate (si pensi al silenzioso processo di restringimento delle attività produttive nel settore del legno o allo stato di crisi del settore meccanico legato all’agricoltura, conseguenza delle complesse problematiche che hanno riguardato la tabacchicoltura)”. “Negli ultimi due anni – si osserva ancora - la situazione complessiva è peggiorata e le prospettive che si delineano a livello internazionale, vista l’apertura di una fase recessiva che ha colpito l’economia USA, potrebbero determinare problemi aggiuntivi per l’economia altotiberina, caratterizzata dalla presenza diffusa di piccole e medie attività produttive obbligate a misurarsi con la globalizzazione dei mercati”. Ma per i sottoscrittori di questo documento, la sfida non riguarda soltanto le imprese, le organizzazioni sindacali e il mondo del lavoro legato ai settori produttivi, ma anche la politica e le istituzioni che, di fronte ad una reale emergenza, non possono essere solo testimoni di quanto accade, immaginando o sperando che i mercati ripristinino al proprio interno meccanismi utili a restaurare il corso normale dei processi economici. È indispensabile, invece, la piena attivazione di strumenti e risorse che diano un indirizzo chiaro al mondo dell’impresa ed indichino come produrre innovazione, qualità e sviluppo del lavoro. Per questi consiglieri è dunque “ arrivato il momento di una riflessione organica sull’identità del modello di sviluppo locale che si intende perseguire” rispetto alla quale propongono all’attenzione del dibattito i seguenti punti: 1.occorre conoscere a fondo quali conseguenze ha causato la riforma della PAC nelle ultime due annate agrarie, quante aziende agricole sono attive, quanto incide ancora la produzione tabacchicola nel comprensorio, quali azioni di riconversione sono state avviate, verso quali nuovi settori colturali ci si sta dirigendo. È necessario anche valutare, assieme alle associazioni di categoria, se è ancora attuale la ricerca condotta nella fase che ha preceduto la scrittura del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013, la quale affermava che l’Alto Tevere era il comprensorio in cui l’età media dell’imprenditoria agricola era sensibilmente più bassa rispetto alla media regionale. Occorre richiedere, in particolare, che i fondi UE precedentemente legati al prodotto ed ora liberati dal regime di disaccoppiamento, così come quelli destinati alla riconversione agricola, siano utilizzati in maniera rigorosa per le esigenze del nostro territorio. Solo così sarà possibile avviare una concreta esperienza di riconversione produttiva ed aprire a nuove iniziative (produzione di energia – prodotti tipici – valorizzazione ambientale – agriturismi – allevamenti, etc.). 2.Occorre incentivare i diversi settori produttivi in una importante opera di riorganizzazione che promuova l’insediamento di una imprenditoria innovativa quanto a prodotti, cultura, ricerca e parallelamente faccia crescere dal punto di vista qualitativo e progettuale i settori ormai maturi. Favorire le attività legate all’informatica, la meccanica fine e di precisione, la meccatronica, la componentistica di macchine ad alta tecnologia. Nel settore del legno, così come in quello tipografico e cartotecnico, si rende necessario uno sforzo per fare sistema, favorire reti di produttori, specializzazioni in grado di esaltare l’identità produttiva altotiberina, innovazioni di processo e ricerca. 3.Al mondo della ricerca, all’Università, ai servizi regionali per la promozione dello sviluppo è richiesto uno sforzo in termini di elaborazione, così come le istituzioni pubbliche locali debbono essere i soggetti che organizzano e promuovono iniziative finanziarie e tecniche finalizzate ad un nuovo sviluppo. In questo contesto si deve ipotizzare una pena utilizzazione del Centro Servizi Valtiberina Produce, per troppo tempo relegato ai margini di un dibattito sul ruolo dei servizi allo sviluppo. 4.Una politica, che intenda favorire una crescita che punti sull’innovazione e ricerca, deve prevedere un largo utilizzo di giovani laureati e diplomati. L’attività produttiva che marginalizza l’alta formazione e si avvale prevalentemente di lavoro poco qualificato risulterà debole e si avvierà al declino. 5.Infrastrutture informatiche, completamento della E78, ammodernamento della E45, modernizzazione della ferrovia con uno sbocco ad Arezzo risultano essere altrettanti obiettivi di una strategia complessiva di sviluppo per l’Alto Tevere. In questa logica, la realizzazione della nostra Piattaforma Logistica non può che essere pensata in stretta relazione con la ben più strutturata “Interporto Arezzo SPA”, in modo tale da riaggiornare la vocazione dell’Alto Tevere quale cerniera che integra territori dell’Italia Centrale a spiccata vocazione produttiva. “Questi contenuti – affermano - dovrebbero riempire l’agenda dei lavori del Tavolo Territoriale per l’applicazione del Patto per lo Sviluppo dell’Umbria, sulla cui importanza strategica si è soffermato anche nei giorni scorsi il Segretario regionale della Cgil Umbria e che dovrebbe attivare nel più breve tempo possibile una seria riflessione con tutte le parti sociali sulle questioni che attengono allo sviluppo del territorio”. Ed è per questo che chiedono al Consiglio comunale di impegnare Sindaco e Giunta affinché si rendano interpreti delle esigenze politiche e programmatiche di cui sopra. Condividi