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di Enrico Flamini SAN GIUSTINO - Continua la mobilitazione dei metalmeccanici per il contratto. Necessaria, viste le distanze nella vertenza fra sindacati e Federmeccanica. Su salario e diritti le imprese continuano infatti a puntare su maggiore flessibilità. Per questo, dopo l’incontro del 21 novembre con Federmeccanica, le segreterie nazionali Fim, Fiom, Uilm hanno proclamato altre 8 ore di sciopero per le prime tre settimane di dicembre, che si aggiungono alle 20 ore di sciopero già proclamate per i mesi di ottobre e di novembre. Federmeccanica ha offerto 66,66 euro sui minimi tabellari, (di fronte ai 117 richiesti dai sindacati) più 33,33 euro medi come aumento delle maggiorazioni sugli straordinari. Questo significa che un quarto dell’aumento proposto dalle imprese, legato alla flessibilità, va conquistato a livello aziendale. Esattamente quello che Confindustria intende per “riforma del modello contrattuale”: scambiare la produttività con il salario. Se viene aumentato l’orario di lavoro a parità di salario, in realtà non si ottiene più produttività, bensì una ulteriore compressione salariale. Confindustria, attraverso questa trattativa, si pone l’obiettivo strategico più generale di depotenziare il contratto nazionale che dovrebbe coprire solo l’inflazione programmata. E quella reale? Appunto, va scambiata con flessibilità degli orari e precarietà lavorativa. Ma i metalmeccanici si stanno mobilitando proprio sul piano dei diritti e del salario, per ottenere un risultato che ridia dignità e valore all’intero mondo del lavoro italiano. A difesa del contratto nazionale e contro la precarietà. Condividi