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PERUGIA - In attesa che il Consiglio regionale licenzi, seppure in colpevole ritardo (a quanto pare martedì prossimo), il Prina (Piano regionale integrato per la non autosufficienza), stamattina lo Spi Cgil dell'Umbria, l'organizzazione di pensionati più rappresentativa nella nostra regione, con oltre 70mila iscritti, è tornato ad alimentare il dibattito su quella che definisce “una sfida forte per questa nostra Regione in termini di risorse, di universalità di accesso, di equità”. E lo ha fatto con un convegno, molto partecipato, tenuto a Palazzo Donini a Perugia, sede della Giunta regionale, al quale sono intervenuti dopo la relazione iniziale di Manuela Latini, segretaria regionale Spi-Cgil, gli assessori regionali Damiano Stufara (Politiche sociali) e Maurizio Rosi (Sanità), la segretaria regionale della Cgil Umbria, Serena Moriondo, rappresentanti della Lega delle Cooperative e delle associazioni datoriali e, infine, la segretaria nazionale Spi Celina Cesari, tutti coordinati dal segretario generale Spi-Cgil Umbria, Graziano Massoli. “Con questa iniziativa abbiamo voluto ribadire quelli che sono secondo noi i giusti ambiti di discussione nei quali va tenuto il dibattito sulla non autosufficienza”, ha spiegato Manuela Latini nel suo intervento introduttivo. “Noi non pensiamo ad esempio che si debba portare avanti una discussione tutta incentrata sull'aumento dei posti letto e delle rette di ricovero. Crediamo al contrario che serva un 'progetto socio-sanitario integrato' per gli anziani, in grado di rispondere in maniera appropriata ai numerosi e diversi bisogni”. Di qui una serie di richieste e proposte avanzate alle associazioni datoriali, ai Comuni, alle Asl e alla Regione. Alle prime, il sindacato chiede di respingere le iscrizioni di quei soggetti privati (case di cura e di ricovero) che fanno degli anziani un “mercato speculativo”, impegnandosi al contrario al rispetto delle regole e dei contratti nazionali di lavoro. Ai Comuni e alle Asl invece la Cgil chiede soprattutto di sottoscrivere convenzioni adeguate e rispettare i tempi di pagamento. Infine, alla Regione si chiede di governare “con atti di indirizzo chiari e in modo interassessorile” tutta la politica socio-sanitaria degli anziani ed effettuare le relative e puntuali verifiche. La Regione da parte sua si è detta pronta a continuare a fare la sua parte in un “lavoro importante – come l'ha definito l'assessore Stufara – che abbiamo sinora sviluppato insieme”. Tuttavia, sia Stufara che il suo collega alla Sanità Maurizio Rosi non hanno nascosto le forti preoccupazioni dovute ai pesanti tagli da parte del Governo. “La mannaia dei tagli, gli effetti della crisi, l'emergere di nuovi bisogni, l'invecchiamento della popolazione sono tutti fattori che impongono una ridefinizione strategica del modello di welfare – ha detto Stufara – altrimenti possiamo fare una discussione finta, senza guardare alla realtà, ma allora il modello rischia di saltare”. “Fra pochi mesi – ha rincarato l'assessore alla Sanità, Maurizio Rosi – si porrà davvero il problema di pensare ad un nuovo modello di welfare, perché i tagli che il Governo sta attuando sono davvero devastanti”. Rosi ha ricordato che ai tempi del Governo Prodi ci si era lamentanti fortemente, anche in Umbria, per il troppo limitato incremento del fondo sanitario (3,5% annuo), ma nel 2010 il Governo di Berlusconi e Tremonti lo incrementerà soltanto dello 0,1%. “Questo vuol dire che dovremo chiederci – ha detto l'assessore rivolgendosi anche al sindacato – cosa vogliamo fare in Umbria: tagliamo servizi, non assumiamo il personale precario, oppure mettiamo i ticket (cosa che solo noi e la Toscana siamo riusciti finora ad evitare)?”. “Spi e Cgil sono disposti ad accettare la sfida di un confronto serio per affrontare la fase difficile che abbiamo davanti – ha concluso la segretaria nazionale Spi Celina Cesari – ma nostro fondamentale e irrinunciabile obiettivo è quello di dare risposte sempre più di qualità agli anziani umbri come a quelli di tutto il Paese”. Condividi