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Il fatto è passato sotto silenzio, ma un paio di giorni fa l'Istat ha sbugiardato nuovamente il governo Berlusconi allorché, per giustificare i forti tagli dei finanziamenti per l'istruzione, compresi nella sua manovra finanziaria, sosteneva che da noi si faceva un grande spreco di risorse. Non era vero e la realtà delle cose viene fuori dal resoconto annuale dell'istituto di statistica relativo alle “Spese sostenute dalle amministrazioni pubbliche italiane per funzione” dal quale risulta che nel 2007 appena il 4,7% del nostro Pil era stato impiegato per la scuola e l'università, la stessa percentuale di nove anni or sono, ma adesso c'è la novità, appunto, dei tagli che sono stati apportati, per cui questa voce di spesa è diminuita ancora. Per avere una migliore cognizione dell'intera vicenda dobbiamo rapportarci a quanto succede altrove, ed in particolare nei diversi Paesi europei con i quali ci dobbiamo per forza di cose raffrontare. Ebbene, con il 4,7% del pil impegnato nel 2007 siamo collocati agli ultimi posti fra i Paesi che fanno parte della Ue: solo Germania e Grecia ci stavano dietro, ma siccome lì i tagli imposti da Tremonti alla Gelmini non ci sono stati, è prevedibile che già nel 2008 anche loro ci abbiano sorpassato, considerato che ci verranno a mancare qualcosa come 8 miliardi per la scuola e più di uno e mezzo per l'università. Ragionando in termini di cifre, tutte le spese sostenute dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali per l'Istruzione ammontano a più di 71 miliardi. Una spesa che assorbe il 9,6 per cento di quella complessiva e che in calo, visto che nel 2000 sfiorava il 10 per cento. Se si rapporta questa spesa alla ricchezza prodotta (il Pil) siamo, come abbiamo già detto, al 4,7 per cento, una percentuale sostanzialmente analoga a quella di nove anni fa. Tanto per capirci meglio la media dei 15 Paesi europei è del 10,5% del Pil, vale a dire più del doppio della nostra. Condividi