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ROMA - Sono in corso le procedure per la elezione, da parte dei delegati all'assemblea nazionaledel Pd, del successore di Walter Veltroni. Infatti, dopo che in una primo tempo era stato deciso l'inizio della conta per le ore 15,30, successivamente c'è stato un ripensamento e le lancette dell'orologio sono state spostate sulle 15 e si è anche stabilito che la chiusura delle urne avverrà alle 17. Dopo di che avrà inizio lo spoglio. In lizza solo due candidati: Dario Franceschini, il vice dell'ex leader dimisionario, e l'ulivista Arturo Parisi che ha dichiarato di voler correre per protesta e contro l'unanimismo. I due si sono fronteggiati alla tribuna, rivolgendosi con un ultimo appello ai grandi elettori. Franceschini: Andiamo comunque avanti, il nostro destino è comune. Non entreremo nel Pse, serve una nuova famiglia in Europa per accogliere i riformisti. Costruire un alleanza parlando con l'Udc ed anche con i vecchi elleati, senza però tornare nel caos delle passate coalizioni. Mai più interviste i proplemi interni risolviamoli fra noi. Franceschini, ha esordito affermando che "Non ci saranno crisi che ci possano far rinunciare all'idea che il nostro è un futuro comune" e promettendo comunque rinnovamnto ed uno stop al governo-ombra, assicurando comunque che il suo lavoro avrà termine ad ottobre con la convocazione del congresso e delle primarie. Quanto alla futura collocazione internazionale, ha detto che il Pd non entrerà nel Pse, ma che comunque in Europa starà anche con i socialisti, aggiungendo poi "che a livello europeo serve una nuova famiglia che riunisca tutti i riformisti". Sul piano interno si è invece così espresso: "Dovremo costruire una alleanza per vincere, parlare con l'Udc, ma anche con i nostri vecchi alleati. Il tutto però costruendo un programma di coesione vera in un campo di contrapposizione alla destra". Aggiungendo che "indietro non torneremo, non torneremo al caos di quelle coalizioni, quando si fanno delle scelte bisogna avere il coraggio di mantenerle". Insomma, "sì alle alleanze sul programma, ma sempre in un quadro di bipolarismo e in alternativa alla destra". Quindi una frecciata ai big ai quali ha raccomandato: "Mai più interviste sui giornali, sui nostri problemi interni. I problemi discutiamoli e risolviamoli tra noi". Infine, evidentemente certo della sua elezione, ha affermato che il suio primo atto da segretario sarà quello di giurare domani fedeltà alla Costituzione. "Andrò - ha detto - nella mia città, Ferrara, davanti al Castello Estense dove in una lunga notte del '43 furono trucidati dalle squadre fasciste 13 cittadini innocenti e lasciati per ore per strada perché li vedessero tutti. Farò quello che un segretario non è obbligato a fare: chiederò a mio padre che ha 87 anni ed era partigiano di portare la sua vecchia copia della Costituzione e le giurerò fedeltà". Ed è su questo passaggio che è scattato per lui l'applauso più caloroso. Parisi: Le dimissioni di Veltroni sono un'occasione per ripartire. Non affidiamoci a chi ci ha portato nel pantano. Senz'altro più pungente il discorso di Arturo Parisi che ha esordito sostenendo di essere lì per dare seguito alla sua protesta "che è nell'interesse del partito e per non dare corso ad una ratifica già fatta". Dopo di che si è detto dispiaciuto "che Veltroni ci abbia privati, con la sua assenza, di confrontarci con i motivi che sono all'origine della sua scelta. Ho sentito affermare che le dimissioni di Walter hanno aperto una crisi. Per me è l'opposto, le dimissioni di Veltroni sono l'occasione per mettere alla crisi uno stop e ripartire". Quindi la stoccata finale: "Non ritengo, ma lo dico con il massimo rispetto verso le persone, che possiamo ancora affidare i nostri destini politici collettivi a coloro che ci hanno condotto in questo pantano. A coloro che a torto o a ragione appaiono incapaci di sollecitare quella fiducia e quella speranza nel futuro senza le quali non potremo uscire dalla crisi. Per questo credo che ci voglia una nuova partenza". Condividi