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PERUGIA - Come è possibile far vivere l’Alta Formazione Artistica senza certezza di risorse, nella precarietà e nel giorno per giorno? Dopo secoli di vita illustre e gloriosa, qualcuno vuole forse la fine dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”? Queste domanda vengono poste da Amedeo Zupi (Flc-Cgil) e Anna Maria Panfili (Cisl Università) che temono una risposta positiva perché "a fronte - scrivono - di risorse già largamente insufficienti, che stavano portando la storica Istituzione ad un lento ma inesorabile declino, oggi siamo giunti al taglio di ulteriori risorse, ad una loro diminuzione incompatibile con la semplice esistenza". Al disinteresse dello Stato, "cui pure competerebbe per legge garantire almeno una Accademia in ogni regione, e la Vannucci è l’unica operante in Umbria, si aggiungono oggi i minacciati tagli da parte degli Enti Locali, veri proprietari dell’Istituzione (Comune di Perugia, Provincia di Perugia)". Per cui, vista l'impossibilità, con le scarse risorse residue, di stipulare contratti, assumere impegni, garantire quella qualità che è stata la storia dell'Accademia, per questa importante istituzione diviene in pratica impossibile sopravvivere. "Da tempo - aggiungono i due sindacalisti - Cgil e Cisl hanno denunciato lo stato di mortificante precarietà in cui ha dovuto operare l’Accademia. Da tempo le Organizzazioni Sindacali hanno chiesto gesti concreti per rilanciare la operatività di una Istituzione che ritengono fondamentale per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della comunità regionale". Ma non sono giunte risposte convincenti, anzi sono giunte solo risposte elusive o negative. "L’Umbria non deve avere più una formazione artistica?": si chiedono ancora Zupi e Panfili - che si domandano anche quale vivere civile si vuole costruire abbandonando uno dopo l’altro, i più importanti presidi della cultura e quale sviluppo nella qualità, unico possibile per un paese avanzato come il nostro, si può costruire senza ricerca del gusto, del bello, del contenuto artistico. Ed a questo punto i due si rivolgono, per conto dei rispettivi sindacati agli Enti proprietari per ottenere una risposta chiara e definitiva su questa alternativa: si vuole tagliare? Allora l’Accademia muore e bisogna assumersene la relativa responsabilità; si vuole mantenere l’Accademia? Allora bisogna finanziarla. "L’Accademia - considerano infine - necessita di risorse per attualizzare i suoi corsi, per costruire nuove figure professionali, per attuare un rinnovamento fisiologico e non più rinviabile del suo corpo docente, altro che tagli!". Da qui l'invito di Cgil e Cisl agli stessi enti proprietari ad "onorare gli impegni assunti e dovuti" e al governo perché faccia "la sua parte e cioè rispettare ed attuare una legge dello Stato a lungo inevasa, procedendo in tempi rapidi e certi alla statalizzazione dell’Istituzione". Condividi