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“Dietro il paravento della tutela della privacy e della libertà dei cittadini Berlusconi tenta di trasformare le intercettazioni da mezzo di ricerca della prova in strumento di completamento e rafforzamento di una prova già acquisita”. PERUGIA - “Inequivocabile il no del Consiglio superiore della magistratura al disegno di legge sulle intercettazioni. Rifondazione comunista aveva sollevato forti perplessità sull'impianto normativo predisposto dalle destre, perplessità evidentemente condivise anche dalla Sesta commissione del Csm per il 'grave pregiudizio per le attività di indagine anche in settori particolarmente delicati e sensibili' che i troppi limiti previsti dalle norme inserite nel nuovo disegno di legge produrranno”. Lo sostiene il consigliere regionale Stefano Vinti (Prc), secondo cui “dietro il paravento della tutela della privacy e della libertà dei cittadini Berlusconi tenta di trasformare le intercettazioni da mezzo di ricerca della prova in strumento di completamento e rafforzamento di una prova già acquisita”. Vinti ribadisce che sul tema delle intercettazioni e della loro utilizzabilità a fini processuali, “insistono indissolubilmente il diritto dei cittadini ad avere una giustizia efficiente e il diritto alla privacy ed alla riservatezza. È proprio per questo che la legge deve intervenire per circoscrivere rigorosamente la loro utilizzabilità in ambito penale ai fini dell’accertamento della verità processuale. Ma altra cosa è il disegno di legge di Berlusconi, teso più a creare un Paese impunito che a risolvere i problemi che affliggono la giustizia italiana. Ora – conclude Vinti - il Csm ha dato ragione a quanti invocavano una riflessione più approfondita sul tema delle intercettazioni, questione delicata che non può essere oggetto di strumentalizzazioni politiche o di provvedimenti tagliati su misura per 'salvacondotti' di qualcuno”. Condividi