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Un’occasione per riflettere, non una riunione scientifica né un incontro sul documento di Piano regionale di gestione dei rifiuti. Questo lo spirito che ha animato la due giorni del convegno regionale “Verso un sistema allargato e partecipato di governo: riflessioni sul Piano regionale di gestione dei rifiuti umbro conclusosi sabato 31 gennaio. Tale intenzione è stata inoltre coerentemente mantenuta all’interno dei singoli interventi. A cominciare dal titolo del primo tema trattato “Meno rifiuti e più sobrietà”, in cui una virtù morale, (secondo Maurizio Pallante quella che impone la riduzione e l'uso di merci da cui derivano utilità decrescenti e disutilità crescenti, un forte impatto ambientale e ingiustizie sociali) è stata accostata ad una necessità inderogabile: la riduzione dei rifiuti in Umbria. Si è parlato di partecipazione, quella dei cittadini, di simpatia per le utopie, ad esempio quella dei rifiuti zero, della necessità di una buona gestione dei rifiuti, di un buon sistema di incentivi e sanzioni così come dell’annunciata chiusura delle discariche di Gubbio, Sant’Orsola e Pietra Melina. Si è parlato dell’immoralità dei Cip6, (secondo l’Ue l’illecito finanziamento statale degli inceneritori attraverso la tassazione delle bollette dell’energia) che sarebbero tuttavia “una legittima fonte di finanziamento per i gestori dell’impianto”. La questione tariffe sui rifiuti, che a Perugia è la più alta d’Italia, è stata appellata quale variante “non indipendente anche in vista della crisi”. Addirittura le perplessità dei cittadini verso il termovalorizzatore, cioè l’inceneritore, sono state giudicate legittime visto “che gira la voce che in molte città italiane dove è presente tale impianto non si differenzia più, viene buttato tutto nell’inceneritore.” E grazie ai Cip6 in Italia incenerire conviene. Ragion per cui è stata posta la seguente questione: “è corretto che ci sia lo stesso gestore a gestire il termovalorizzatore e il ciclo dei rifiuti senza metterli in competizione tra loro?” Morale o immorale, quella sollevata non è una questione da poco in Umbria. Infatti chi incenerisce, percependo lauti finanziamenti, perché dovrebbe avere interesse a differenziare? Una cosa è certa, il bando in scadenza affiderà la gestione integrata dei rifiuti urbani e assimilati dell’ATO n.2 per ben 15 anni. A ciò si aggiunge un’altra certezza, per quanto riguarda la collocazione dell’impianto si sta già pensando, ha riferito l’assessore regionale all’Ambiente Lamberto Bottini, ad una indennità di disagio per i cittadini sottoposti alla sua presenza. E laddove questo impianto fosse messo in funzione a breve di certo non mancheranno ghiotti carichi di rifiuti con cui foraggiarlo: la raccolta differenziata in Umbria, che secondo la legge italiana, il D.Lgs. 152/2006, dovrà raggiungere alla fine del 2012 il 65%, si attesta al momento al 29%. I premi per la differenziata sinora erogati ai virtuosi cittadini hanno svolto più la funzione di deterrente, “visto come ti ricompensano se ti dai da fare” che quella formalmente auspicata d’incentivo. E le sanzioni per la mancata differenziazione, nel comune dove agguerriti T-red inchiodavano, dopo alcuni timidi secondi di giallo centinaia e centinaia di automobilisti innocenti, non ci sono mai state. Un’altra attitudine moralisticamente esecrabile: quando troppo, quando niente. Condividi