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PERUGIA - Condividono nell’insieme l’impostazione di fondo della politica sanitaria dei prossimi anni; ma chiedono di dirottare più risorse dagli ospedali alla assistenza sociale per affrontare il problema anziani; di razionalizzare ulteriormente la spesa sanitaria; di evitare che la nuova Azienda, nata per gli acquisti centralizzati, si trasformi nella quinta Usl dell’Umbria. Mettono in guardia sul calo fisiologico e progressivo degli utenti che da fuori regione si rivolgono alla sanità umbra. Temono che il ruolo della Università di Perugia diventi eccessivo rispetto a quello dei medici ospedalieri. Muovono su questi filoni gli interventi, numerosi, alla prima seduta di partecipazione organizzata dalla Commissione affari sociali del Consiglio regionale che, a Palazzo Cesaroni, ha incontrato organizzazioni di categoria, enti ed associazioni per raccogliere elementi di riflessione e proposte sul Piano sanitario regionale 2009-2011, varato dalla Giunta regionale a metà dicembre e che, ha comunicato il presidente Enzo Ronca, la terza Commissione prenderà in esame dopo l’ultimo dei cinque incontri previsti, programmato per il 9 febbraio alla Sala dei Notari di Perugia. Due le richieste specifiche fatte alla Commissione riguardano il ruolo della sanità privata, che dovrebbe ridurre i costi e la le liste di attesa, proposto dalla Confindustria regionale e la tutela dell’Ospedale di Assisi, sostenuta dal sindaco Claudio Ricci che ha chiesto di nominare i primari rimasti scoperti e di non depotenziare il nosocomio cui fanno capo 70mila residenti e sei milioni annui. Ha aperto gli interventi, Biagino dell’Omo, rappresentante di Confindustria dell’Umbria. “E’ un piano ambizioso, di cui si condivide il modello organizzativo, anche se mancano indicazioni operative. Per ridurre liste di attesa e frenare la mobilità passiva che ha dimezzato in dieci anni il saldo dei pazienti verso i nostri ospedali, occorre aprire a quella sanità privata, troppe volte osteggiata negli ultimi dieci anni. L’Umbria è l’unica regione che limita la mobilità di pazienti in ingresso”. Ha continuato Claudio Bendini (Uil), “Positivo il percorso seguito per stilare il piano; ma la nuova agenzia non deve configurarsi come una Asl che si aggiunge alle esistenti. Manca un sevizio sulla qualità dei servizi”. Per Leonardo Bartolucci (Anao), “Bisogna capire perché si va riducendo la mobilità dall’esterno. Occorre riequilibrare la spesa ospedaliera territoriale e migliorare i sevizi. C’è un invecchiamento evidente della classe medica che è anche sovraccaricata di funzioni; ma soprattutto c’è un ruolo eccessivo affidato alla Università su formazione ed assistenza. Si è arrivati a convenzionamenti: sembra quasi che una parte del Piano sia stata scritta in ateneo piuttosto che in Regione”. A giudizio di Pasquale Caracciolo (Acrado), “A fronte dell’ottanta per cento della spesa regionale assorbita dalla sanità, c’è spazio per economie e per spostare risorse dall’ospedaliero al sociale, all’assistenza domiciliare, alle residenzialità. Occorre superare la disomogeneità di alcune prestazioni e fissare criteri oggettivi di partecipazione della famiglie alla spesa sociale”. Cristina Terzaroli (Cupla) ha suggerito, “maggior integrazione fra piano sanitario, Prina (Piano per i non autosufficienti) e Piano sociale che verrà presentato, allo scopo di delineare un definitivo quadro d’insieme del sistema umbro”. Ha chiesto un più deciso impegno a favore delle residenze protette private, Filippo Bargieri (Confcommercio) che, a proposito di sicurezza nei luoghi di lavoro, ha parlato di documento “troppo repressivo negli intendimenti e privo di meccanismi premiali”. Il sindaco Claudio Ricci ha difeso da ogni ipotesi di depotenziamento dell’Ospedale di Assisi: “Oggi serve un bacino di utenza di 70mila residenti e fa fronte alle esigenze di sei milioni di turisti. Per questo è necessario nominare subito i primari vacanti, a cominciare da quello fondamentale per la città di ostetricia e ginecologia che manca da due anni. Siamo preoccupati per un atto appena comunicato con il quale si ridimensionerebbe il servizio di Pronto Soccorso, il secondo in Umbria con 23mila interventi”. Ha parlato di mancanza di elementi di certezza il rappresentante della Cisl Fosco Giraldi, paventando il rischio di una agenzia, la Aus, “trasformata da strumento per gli acquisti centralizzati, ma alla quale ora si prevede di assegnare ruoli diversi con la dotazione di un milione di euro. E’ necessario rivedere anche il ruolo della Università che istituzionalmente non risponde dei risultati conseguiti”. Tre i temi posti con forza negli ultimi interventi: la sicurezza nei posti si lavoro e nei cantieri che il piano tratterebbe in modo insufficiente; una maggior integrazione fra sociale e sanitario e il ruolo del personale sanitario, con diversità di trattamenti all’interno delle varie strutture sanitarie. I contenuti del Piano sanitario regionale umbro 2009-2011 Il Piano sanitario regionale 2009-2011 si presenta come documento di programmazione strategica triennale, meno prescrittivo, rispetto ai precedenti, ma con obiettivi politici precisi, come “continuare a garantire l’equità di accesso ai servizi sanitari e sociali a tutti i cittadini, con particolare attenzione alle fasce socialmente, economicamente o culturalmente disagiate”. Rinvia le scelte operative a documenti annuali strettamente connesse alle disponibilità finanziarie individuate nel Dap. Propone un nuovo modello organizzativo a rete, tutto incentrato sugli (Ati) Ambiti territoriali integrati, che dovranno garantire la programmazione e gestione integrata di funzioni e servizi di livello sovracomunale, unificando in un solo soggetto, le competenze di più enti, (consorzi, associazioni, conferenze e altri organismi composti dai Comuni) per raggiungere una effettiva semplificazione istituzionale. E’ distinto in tre parti (Principi, valori e contesto di riferimento; Programmazione; Linee strategiche). Riserva una particolare attenzione: alle cure intermedie per la gestione delle patologie croniche e l’assistenza agli anziani, confermando il ruolo strategico delle Rsa (Residenze sanitarie assistite); allo sviluppo degli ospedali di comunità, intesi come strutture residenziali affidate ai medici di medicina generale; al collegamento in rete degli ospedali umbri finalizzato alla progressiva specializzazione e messa in comune di alcuni servizi, anche allo scopo di perseguire economie di scala. Agli stessi ospedali come “primo obiettivo del nuovo Piano e principale sfida per gli ospedali umbri”, viene chiesto proprio di ‘innovare il modo di lavorare’. Anche in vista del federalismo fiscale, punta al rispetto delle compatibilità finanziarie relative all’intero sistema di finanza regionale, e al fine di garantire la coerenza della programmazione attuativa delle singole Aziende sanitarie, assegna alla nuova Agenzia Umbria sanità (Aus) il coordinamento dei piani aziendali e il monitoraggio degli interventi. La parte più dispositiva del Piano, la terza, dà precise indicazioni, in particolare sulla prevenzione, con riferimenti puntuali alla ‘educazione alla salute’, agli screening oncologici su base regionale, “da migliorare”; alla prevenzione nei luoghi di lavoro, alla cura della igiene urbana, o al controllo degli animali sinantropi (gatti, piccioni, randagi). Capitoli a sé riguardano la salute delle donne, l’integrazione sociosanitaria, il disagio e l’emarginazione, la riabilitazione, la salute in carcere. Molto spazio è riservato alla assistenza residenziale e semiresidenziale, con riferimenti specifici ai disabili, ai centri diurni per Alzheimer, per patologie psichiatriche, per minori ed adolescenti affetti da autismo. Anche il tema della “riconfigurazione della rete ospedaliera umbra” è trattato con particolare evidenza partendo dai “fenomeni evolutivi del sistema ospedaliero”, alla necessità di “ridefinire il sistema della emergenza urgenza, del servizio del 118 e delle organizzazioni dipartimentali considerati comunque da rivedere. L’ultimo capitolo è dedicato alle azioni trasversali per la sostenibilità, con la definizione del ruolo strumentale che dovrà avere proprio la nuova Aus. Condividi