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di Oscar Monaco Segreteria provinciale PRC Perugia “Andare oltre” è una espressione che nel linguaggio politico della sinistra italiana, soprattutto di recente, ha registrato un notevolissimo tasso di inflazione. Una cosa che ho imparato nella mia breve esperienza da militante è questa: più si parla del nuovo, più si da fiato ad artifizi retorici sulle magnifiche sorti di geniali intuizioni del vate di turno, più la pratica langue fino all’esaurimento per consunzione. In un momento come questo penso che per salvarsi occorrano invece gambe e polmoni, le pratiche di militanza sociale, di riattivazione di circuiti solidaristici radicati nei territori e nei luoghi di lavoro, richiedono tempi lunghi e spero di tutto cuore che siano superati i tempi in cui si pensava di affidare le sorti della sinistra a guizzanti campagne di opinione. Il ragionamento intorno alla cassa di resistenza nasce esattamente dentro questo orizzonte politico, credo, personalmente, che ancor più dei GAP, ne sia il cuore, perché veicola su una prassi fortemente tangibile il fulcro della Sinistra come categoria politica, ossia la coscienza di classe. Così, all’atto pratico, appena ieri sera, nel circolo di Rifondazione Comunista di Castiglione del Lago (PG), si sono riuniti insieme ai compagni del circolo, sindacalisti e lavoratori rappresentanti delle rsu di alcune aziende locali. Ci siamo detti per un po’ che la situazione è drammatica (tanto per non correre il rischio di dimenticarcelo…) e che ormai il lavoro, il lavoro fatto di carne e sudore di ansie sofferenze e passioni (memento “gli operai” di G. Gaber?) il lavoro di tutti i giorni, per chi ce l’ha tutti i giorni (!) è totalmente espulso, marginalizzato, ostaggio di un senso diffuso di rabbia ed invidia frutti avvelenati di una guerra fredda tra poveri, tra penultimi ed ultimi. Dopo esserci detti, però, questo ed altro ci siamo trovati faccia a faccia con un problema ancora più grande, “che si fa compagni? Si tira i remi in barca e si torna tutti a casina?”… insomma, da qualche parte bisognerà pur cominciare se non si vuole continuare a piangere su una distesa di macerie. Ecco la scommessa, mettere in piedi una Cassa di Resistenza, andare oltre, appunto, la solidarietà dei comunicati stampa, dei picchetti con gli operai davanti alle fabbriche (che non solo vanno fatti, ma vanno fatti di più, perché la solitudine di cui tanti capoccia si riempiono la bocca non sta nei comizi, ma sta li davanti a quei cancelli sbarrati dall’indifferenza); andare oltre per arrivare al cuore del problema, se pensiamo che l’uomo sia ancora ciò che mangia, arrivare al “che se magna stasera?” e rendersi conto che fuori dalla retorica del momento il problema c’è ed è reale per tantissimi. Una Cassa di Resistenza quindi, pensata a partire da una cena sociale, ci aggiungiamo una lotteria, un concerto se viene bene e poi chi sa, il treno è partito, ci siamo dati due mesi di tempo, per prepararla bene bene, per riaggiornarci e aggiungere pezzi, idee, braccia magari. Come saranno devoluti i fondi dalla cassa starà alle prossime riunioni, se per esempio estendere la rete di solidarietà ai piccoli produttori locali, chiedendo la disponibilità a calmierare i prezzi dei loro prodotti o se agganciarla al GAP che facciamo un venerdì si e uno no nella nostra sezione, tutte cose che verificheremo o affineremo strada facendo, sempre in maniera collegiale con le lavoratrici ed i lavoratori che con noi sosterranno questo progetto. Alla fine della serata è emersa subito una bella necessità, ossia “se la cena va bene e la Cassa parte, come diamo continuità a questa esperienza?”. Io un paio di idee ce le avrei, e tuttavia, avercene di più di questi problemi… Per ora ci diamo appuntamento per aprire una rossa primavera a Castiglione del Lago (PG) il 21 marzo, luogo da definire (dovrà essere capiente spero). Sarete comunque tutti aggiornati in tempo (quasi) reale. Condividi