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PERUGIA - "Dal prossimo mese di marzo fino all'estate la crisi economica entrerà probabilmente nella sua fase più nera, ma sembra che ancora non ci sia piena consapevolezza della gravità della situazione che stiamo vivendo. Nostro compito è proprio quello di costruire questa consapevolezza al fine di trovare risposte adeguate alla sfida che abbiamo davanti". Lo ha detto Manlio Mariotti (nella foto), segretario generale della Cgil dell'Umbria, nel corso della riunione del Dipartimento regionale per le Attività Produttive del sindacato, che si è riunito a Perugia proprio per fare il punto sulla crisi e sulle strategie da mettere in campo per affrontarla. All'incontro hanno preso parte le due Camere del Lavoro di Perugia e Terni e le varie categorie dei settori produttivi (Fillea, Filcams, Fiom, Flai, Slc, Filcem) che hanno confermato la profondità della crisi occupazionale che sta colpendo l'Umbria, regione a forte vocazione manifatturiera e proprio per questo più intensamente coinvolta. I numeri emersi, anche se soltanto a carattere di esempio (la Cgil Umbria aggiornerà il suo monitoraggio complessivo della crisi nelle prossime settimane), rendono comunque l'idea della situazione: a Terni, solo nell'ultimo mese e con le festività in mezzo, 376 lavoratori sono entrati in mobilità (di cui solo 50 retribuiti); sempre a Terni alla Iverplast la scorsa settimana sono stati interrotti 120 contratti a termine. "E la sensazione – ha commentanto Lucia Rossi, segretaria generale Cgil Terni – è che ci sfugga quanti lavoratori precari stiano venendo espulsi dal mercato del lavoro". Un altro esempio emblematico arriva da San Giustino, dove a richiedere la cassa integrazione è un'azienda orafa, quindi dal target molto elevato. Così come inedita è la richiesta di cassa a Terni da parte delle concessionarie di automobili, settore mai toccato prima da fenomeni di questo tipo. E poi ci sono i settori strategici per l'Umbria, come meccanica, chimica, grafica, agroindustria, costruzioni, grande distribuzione alimentare, in cui è evidente il peso di una "crisi senza precedenti" che rischia di produrre "danni enormi". Meno evidente, ma non pesante, è il quadro che si profila per un altro settore di rilievo, quello della cooperazione sociale, che in Umbria occupa circa 7mila lavoratori, e sul quale piomberanno 20 milioni di euro di tagli da parte del Governo nazionale. "Il rischio se stiamo fermi ad aspettare che la crisi passi da sé è di ritrovarsi a contare i morti", ha detto chiaramente nella sua relazione Sandro Piermatti, responsabile politiche industriali per la Cgil dell'Umbria. "Piccole aziende, subfornitura, impiantistica, filiera dell'auto, macchine utensili, legno, piccola e media distribuzione: la spina dorsale del nostro sistema produttivo è in serio pericolo, eppure non vediamo una reazione all'altezza, soprattutto da parte del mondo delle imprese". "Chiamare in gioco le controparti", è dunque la priorità indicata dalla Cgil, che bacchetta in primo luogo il Governo nazionale per "la totale latitanza" e poi le istituzioni locali per la loro "insufficiente iniziativa", ma pensa anche agli imprenditori che in questi anni "hanno guadagnato molto" e che ora "non possono stare ad aspettare sulla difensiva", o peggio, "strumentalizzare la crisi per ridurre i costi, magari tagliando premi di produzione o ricorrendo agli ammortizzatori sociali senza un chiaro progetto per la ripresa". Quindi, lotta dura agli speculatori e ai furbi, ma mano tesa a quegli imprenditori che, seppure in difficoltà, vorranno tentare di trovare soluzioni e contromisure, anche attraverso il confronto con il sindacato. Sì perché la crisi, secondo la Cgil dell'Umbria, può essere addirittura "un'occasione per migliorare il sistema", come peraltro ha sostenuto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Da parte sua la Cgil dell'Umbria, consapevole che in assenza di risorse nazionali la crisi avrà effetti devastanti sull'Umbria, avanza l'esigenza della ripresa di un confronto a livello regionale e territoriale, per la costruzione di un vero e proprio "Patto contro la crisi" che parte dalla messa in opera delle misure già concordate a livello regionale negli ultimi mesi del 2008. Prima di tutto, per la Cgil preme la necessità di contrastare il rischio di destrutturazione produttiva, stimolando, come detto, gli imprenditori ad investire, ma anche attingendo alle risorse pubbliche per attenuare la caduta degli investimenti. "E vista la gravità della situazione – ha affermato Mariotti – crediamo sia opportuno riconsiderare il meccanismo dei bandi per l'assegnazione delle risorse pubbliche alle aziende intenzionate ad investire, al fine di ottenere una forte accelerazione nell'erogazione dei fondi, seppure mantenendo alto il livello di trasparenza e selettività all'interno degli assi strategici definiti dalla programmazione economica della Regione (Patto per lo Sviluppo e legge sulle Politiche Industriali)". Oltre a questo, la Cgil dell'Umbria ravvisa l'esigenza di estendere ed ampliare la contrattazione sociale rivolta soprattutto alla tutela delle fasce più deboli (precari, cassaintegrati); separare il meno possibile i lavoratori dai posti di lavoro, aprendo quindi all'utilizzo di contratti di solidarietà e della settimana corta; e infine, di attivare al più presto una cabina di regia regionale per la gestione puntuale delle singole crisi aziendali. Condividi