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Riceviamo, da Walter De Cesaris e Franco Russo, il testo di un articolo da loro scritto per Liberazione che riprende alcuni contenuti del documento "Oltre nella Rifondazione", che avevano sottoscritto assieme a molti altri aderenti alla seconda mozione congressuale. Lo scopo, come ci scrivono, "è quello di contrastare fino in fondo la scissione e aprire una discussione nel partito che fuoriesca dalla logica asfissiante delle correnti organizzate". Ecco il testo completo di questo articolo, così come ci è pervenuto: "La scissione va contrastata fino in fondo. Non in nome di una ortodossia che non ci appartiene o in nome della fedeltà a una linea che non ci convince. La scissione va contrastata per due ragioni di fondo, oltre che per una serie di ragioni di merito specifico. La prima, è che non si possono raggirare le iscritte e gli iscritti del PRC. Tutti, non solo coloro che hanno votato per il secondo documento. La scissione è stata sempre negata da tutti in premessa, anzi si è reagito con enfasi ogni qual volta qualcuno, nei congressi di circolo, avanzava il sospetto che ci fosse quella volontà e che, oltre la costituente di sinistra, ci fosse il superamento del PRC e la nascita di un’altra formazione politica. E noi, abbiamo sempre difeso quella reazione indignata. La seconda è che non si può consumare la scissione sul tema di come ci si presenta alle elezioni, anche se questo rimanda a una questione più di fondo, della prospettiva politica. Strano destino quello di Rifondazione Comunista, la formazione politica che sulla carta avrebbe dovuto essere la più al riparo dall’istituzionalismo e che, invece, ha vissuto le sue scissioni sempre sul tema del governo e oggi si appresta a viverne una sul tema delle elezioni. Come se fosse indifferente il fatto che vi sia stato un pronunciamento democratico nel congresso nazionale o fosse un particolare il fatto che siamo partecipi di un progetto europeo, la Sinistra Europea, avversata dal PdCI e siamo membri di un gruppo parlamentare, il GUE, che è alternativo al Partito Socialista Europeo. La vera rivoluzione da fare, sarebbe quella che abbiamo predicato a Carrara e ancora non praticato: rompere con la separatezza istituzionale, ovvero fare del governo e delle elezioni l’alfa e l’omega della politica, il suo fine ultimo, di cui tutto il resto, alla fine, è semplice strumento (compreso l’altrettanto tanto predicato rapporto di internità con i movimenti). Negli ultimi interventi, comincia ad apparire la retorica con cui si giustificano tutte le scissioni: non siamo noi che la facciamo, siete voi che avete modificato il codice genetico del PRC! Le stesse, identiche parole di Cossutta e Diliberto nel 1998. All’epoca, l’accusa era ancora più infamante: la rottura con Prodi veniva associata alla collusione con le destre e all’abbandono della discriminante antifascista. Un veleno sparso a piene mani, un’accusa che ci rimbalzò addosso per anni. Oggi, l’accusa è di stalinismo, chiusura in una nicchia identitaria, minoritarismo, ecc.. Per favore, almeno ci si risparmi questa retorica da quattro soldi ! Non ci sfugge che la questione delle elezioni europee, nasconde una distanza strategica di progetto. E che in campo, ormai senza veli, c’è il progetto di una nuova forza politica della sinistra in cui Rifondazione Comunista debba sciogliersi o confluire. La riteniamo una proposta sbagliata perché si rivolge alle forze politiche della sinistra, ristabilendo una gerarchia che pensiamo vada contestata e perché non chiarisce l’alternatività al PD, che riteniamo una questione di fondo. Anzi, scegliendo come interlocutore privilegiato Sinistra Democratica, che fa dell’orizzonte di un nuovo centro sinistra e della cultura della sinistra di governo i suoi capisaldi, indica già quale sia la direzione di marcia scelta (un tragico errore per noi). Detto questo, non mettiamo in discussione la legittimità di questa scelta e che con essa occorra misurarci. Anzi, ancora di più: che occorra dare una risposta alla domanda di unità che essa esprime. Bene, quindi, misuriamoci nel confronto e nell’iniziativa ! A partire dalla crisi e dalle risposte da dare. Nello scorso Comitato Politico Nazionale, si è detto di lavorare per un appuntamento unitario a sinistra, le organizzazioni del lavoro, le associazioni, i movimenti, i partiti, partendo proprio da qui: come intervenire concretamente dentro la crisi, quali proposte, quali iniziative, quali strumenti. Non sarebbe necessario che il nostro confronto e la nostra sfida, partissero da qui e non sempre, stucchevolmente, da come ci si presenta alle elezioni, se appoggiare o meno quella giunta, se rifare o meno il centro sinistra ? Contrastare la scissione non in nome della fedeltà alla linea. Anzi, cercando di rompere la perfidia della prigione delle correnti e liberando il confronto interno. Pensiamo che vada detto apertamente che sostituire Sansonetti alla direzione del giornale sia un errore. Non perché non sia condivisibile una critica politica aspra al giornale che è stato utilizzato come una tribuna privilegiata per promuovere l’operazione politica del superamento del PRC. Il punto che solleviamo è un altro: l’inopportunità per un partito come il PRC di passare da una critica politica fortissima ad atti amministrativi. Ogni volta che l’abbiamo fatto, anche nel recente passato, abbiamo compiuto uno sbaglio. Un atto che è contro la natura aperta e libera del nostro partito. E’ evidente che c’è una contraddizione stridente tra la scelta democratica delle iscritte e degli iscritti nel congresso e la conduzione politica del giornale. Per noi è una contraddizione con cui convivere e che non si risolve con atti amministrativi ma con la politica, il convincimento, il coinvolgimento, la pressione delle iscritte e degli iscritti, insomma con una sorta di “assedio democratico”. Ma si badi bene, ancora una volta, non si tratta di un atto illegittimo. La Direzione del partito ha quella competenza e in quella sede, con il proprio voto, ognuno si assumerà una responsabilità. Contrastiamo la scissione fino in fondo per non arrenderci a una forza inerziale degli eventi che ci vorrebbe portare alla costituzione di un altro partito della sinistra e, quasi specularmente, alla riunificazione con il PdCI, passando magari per una lista comunista alle elezioni europee. Due derive per noi sbagliate: questo si porterebbe alla liquidazione del progetto della rifondazione comunista. Investire sull’autonomia del progetto della rifondazione comunista per costruire la sinistra di alternativa, liberamente, con una battaglia politica aperta, questa è la prospettiva per cui ci battiamo. Oltre, quindi, nella rifondazione comunista. Su questi temi, vogliamo proporre un incontro, sabato 17 gennaio, aperto a tutte e a tutti coloro disponibili a un confronto". Condividi