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ROMA - Era il 14 marzo 2008 quando Air France-KLM depositava la propria offerta vincolante per acquisire l'Alitalia, offerta che veniva immediatamente accettata dal Consiglio di Amministrazione della compagnia di bandiera. Ma non aveva fatto i conti con l'oste, ovvero con Silvio Berlusconi che, essendo prossime le elezioni per il rinnovo del Parlamento, aveva già da tempo deciso di fare di questo argomento uno dei perni della sua campagna per la riconquista del governo. Il risultato è stato che l'accordo con Air France-KLM fu fatto saltare e nei quasi dieci mesi che sono trascorsi da allora se ne sono viste di tutti i colori. Come scrive oggi efficacemente Tito Boeri su Repubblica, "Sono stati 10 mesi da incubo per i viaggiatori, presi ripetutamente in ostaggio in una battaglia senza esclusioni di colpi in cui la politica ha occupato un ruolo centrale, dimentica della recessione che ci stava investendo. In questi 300 giorni gli italiani hanno visto franare il prestito ponte di 300 milioni di euro concesso quasi all'unanimità dal Parlamento italiano. Oltre a perdere così un milione al giorno, i contribuenti si sono accollati i debiti contratti dalla bad company per quasi tre miliardi". Aggiungendo a questo conto salato pagato dagli italiani il fatto che quasi lo 0,3% del pil è stato sottratto ai contribuenti e si sono persi nel frattempo 7.000 posti di lavoro rispetto a quanto era previsto dell'offerta proveniente da oltralpe, va considerato che ci apprestiamo a pagare anche il salatissimo conto che vi verrà assai presto presentato per coprire il costo sociale degli esuberi (in specie quelli relativi ai lavoratori precari), ovvero quello degli oneri aggiuntivi che graveranno sui contribuenti italiani legati al finanziamento in deroga degli ammortizzatori sociali, per almeno un miliardo di euro. Alla fin fine, è stato calcolato che il conto complessivo che saremo chiamati a ripianare per far vincere le elezioni a Berlusconi sarà superiore ai 4 miliardi di euro, più o meno un terzo di punto di pil, quasi due volte il costo della social card e del bonus famiglia messi insieme. Il tutto per nulla, ci verrebbe da dire, dato che di fatto Alitalia è tornata a parlare fancese, come era previsto sin dall'inizio, perché intal senso hanno deciso i suoi nuovi proprietari che hanno raggiunto un accordo con Air France-KLM che ne fa l'azionista di maggioranza, quello cioè che ne decidera le sorti future. E l'italianità della compagnia di bandiera? Se n'è andata a farsi benedire visto che l'accozzaglia di acquirenti italiani ai quali l'ha ceduta Berlusconi non riusciva da sola neanche a far decollare il primo aereo che dovrebbe alzarsi in volo il prossimo 13 gennaio. Mettendo in conto appena 300 milioni di euro i francesi hanno infatti acquisito il 25% della nuova compagnia e l'affare è sicuro per entrambe le parti: da un lato sono contenti gli italiani che, vedendo salire la valutazione del 100 per cento del capitale a 1200 miliardi, si ritrovano con circa 150 milioni in più rispetto ai 1052 che hanno pagato per impossessarsi del tutto appena un mese fa. Un sovrapprezzo realizzato grazie all'acquisto di Air One avvenuta nel frattempo, una compagnia in crisi con un debito verso i soli fornitori valutato sui 500 milioni, ma che resta comunque un buon affare poiché era l'unica concorrente di Alitalia sulla tratta Milano-Roma, quella più remunerativa. Ora Alitalia ne possiede il monopolio assoluto e potrà quindi imporci le sue condizioni, senza che la nostra Autorità Garante della Concorrenza abbia avuto qualche cosa da ridire in proposito. Di ciò sono naturalmente assai felici anche gli amministratori di Air France-KLM, anche perché hanno potuto mettere le mani su tutto questo ben di Dio, facendo loro una compagnia più leggera di 7000 dipendenti rispetto a quella che avrebbe acquisito nel marzo scorso, liberata oltre tutto dalla zavorra di tante attività non remunerative e versando assai meno di quel miliardo su cui si erano impegnati solo 10 mesi fa. In sostanza, come scrive sempre Boeri, "Dopo avere subìto un danno ingente in conto capitale e avere assistito alla beffa finale di vedere documentata, nero su bianco, la svendita della loro compagnia di bandiera allo straniero da parte dei patrioti della Cai, i cittadini italiani rischiano ora di vedere salire ulteriormente le tariffe aeree, in barba alla deflazione. Per scongiurare questo pericolo l'Autorità Antitrust dovrà assicurarsi fin da subito che gli slot lasciati liberi da Alitalià vengano venduti sul mercato. Le speranze di concorrenza in Italia riposano ormai solo sull'ingresso di Lufthansa-Italia nella tratta Milano-Roma. Varrà senz'altro molto di più della moral suasion esercitata da chi, dopo aver benedetto la fusione fra CAI e Air One il 3 dicembre scorso, oggi promette di monitorare da vicino le tariffe della nuova compagnia". Condividi