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PERUGIA - “Jacopo giovin pittore” a Villa Fidelia di Spello. Inaugurata la mostra. Padrino dell’evento Vittorio Sgarbi. Ciò che colpisce di più è la giovane età dell’artista: appena diciannove anni. E, conoscendo Jacopo si rimane ancora più stupiti perché sembra più giovane della sua età e ci si chiede come possa un ‘ragazzino’, anche se con una presenza un po’ imponente e d’altri tempi, tracciare sulla carta e sulla tela segni sicuri e certi e di autentico stampo artistico. Lo dimostra la scelta, non certo casuale, di un grande esperto della materia come Sgarbi di tenere a battesimo la sua prima mostra. Hanno partecipato all’evento, oltre a Sgarbi, anche l’assessore alle politiche culturali della Provincia di Perugia Pier Luigi Neri, il Sindaco di Nocera Umbra Donatello Tinti, la Soprintendente ai Beni Artistici dell’Umbria Vittoria Garibaldi e il critico d’arte Paolo Nardon. Proprio la giovane età di Jacopo Scassellati ha spinto Sgarbi a dissertare su ‘arte e tempo’, a cogliere il nesso fra giovinezza e arte e ad accostare lo stesso Jacopo a Parmigianino e Raffaello che da molto giovani compiono la loro escursione artistica: “Infatti, se fosse nato nel Rinascimento, questo giovane sarebbe già un Maestro”. “Un ragazzo di talento che ha il ritmo di un tempo che non c’è più. E’ cosa anomala”. Le opere di Jacopo, secondo Sgarbi, contengono una sorta di varietà e discontinuità, versatilità e curiosità, guardano a Picasso in chiave moderna, guardano a De Chirico,con segnali da Guernica. “Fra 10 anni avrà toccato la sua maturità”. “Intanto, Jacopo, molto concentrato, non perde tempo – osserva Sgarbi –dipinge anche mentre si inaugura la mostra”. E, infatti, il giovane artista ha ritratto Sgarbi mentre parlava. Con pochi tratti, Jacopo ha colto davanti a tutti l’anima e l’essenza di Sgarbi. Jacopo è artista sardo di Sassari, ma con origini assolutamente umbre, di Nocera Umbra, e proprio per questo il Sindaco Donatello Tinti, lo accomuna all’acqua pura delle sorgenti di Boschetto e al sapore e alla bellezza dell’Appennino. “Una continuità coerente – come ha sottolineato Neri – per cogliere i grandi filoni culturali e artistici offerti dalla terra umbra, terreno aperto e non chiuso e in grado di sviluppare scambi culturali. Con questo evento si vuole far conoscere un giovanissimo pennello che ricorda i nostri artisti umbri del Rinascimento”. E, come ha aggiunto la Garibaldi, emozionata, un grande talento e di questi ce n’è uno sul mille”. Nato a Sassari nel 1989, fin da piccolo Jacopo manifesta grande interesse per le arti e segue il nonno Franco Scassellati nel laboratorio di ceramica dove si misura con le sue capacità artistiche e il suo talento nascente. Pur studiando a Sassari, dove ha conseguito nel 2008 la maturità classica e dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, Jacopo è sempre venuto in Umbria d’estate dove ha frequentato le estemporanee di pittura e visitato le mostre di Terra di Maestri – Artisti Umbri del Novecento a Villa Fidelia di Spello. Ed è proprio durante l’ultima di questa esposizioni che una delle sue zie umbre parlò delle nuove opere di Jacopo ormai diciottenne. Da lì è nata l’organizzazione della mostra, la sua prima personale di pittura e scultura, dove possiamo osservare, oltre le sue opere, anche molti ritratti che dimostrano la sua capacità di cogliere l’essenza delle persone: da quello di Petrollini a quello di Neri, da quello della Garibaldi a quelli del nonno. “Jacopo è – come osserva Paolo Nardon – un talento precoce, con una conoscenza senza mediazioni delle tecniche e delle modalità del dipingere e dello scolpire e con un coinvolgimento emotivo che riguarda l’arte e la vita. Il suo lavoro è ancora venato da una sorta d’ingenuità. Le sue opere, di primo acchitto, potrebbero risultare frutto di una rivisitazione di alcune forme storicizzate dell’arte, come ad esempio il cubismo. Un punto di partenza, questo della revisione delle forme cubiste, per la sua personale rielaborazione con variazioni al tema. Le sue fonti di ispirazione sono sottoposte a delle revisioni personali di indubbia forza, animate da una sorta di schietta espressività dove i punti di contatto tendono a scollarsi e ad allentarsi dalla banale resa formale per giungere su un terreno dove sono più degne di nota le differenze dai modelli piuttosto che le affinità con esse. Nella sua ricerca, Jacopo si è misurato con stili differenti: oltre al cubismo, alcune opere sembrano echeggiare quelle di De Chirico, in un gioco di implicazioni stilistiche e simboliche rare in un artista di quell’età”. Condividi