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ASSISI - Una ''straordinaria campagna'' per ritrovare le tante persone scomparse, con storie, foto, appelli: e' quanto chiede - in una lettera aperta ai direttori dei giornali - Caterina Catalano, la mamma di Fabrizio, il giovane torinese scomparso a 20 anni nel luglio del 2005 da Assisi, dove si trovava per motivi di studio. ''E' Natale - scrive, fra l'altro, la mamma di Fabrizio - per noi e' di nuovo dolorosamente Natale, e chissa' che l'animo umano sia piu' sensibile in questo tempo ad accoglierli! E' l'unico strumento che abbiamo per rendere visibile l'immagine del mio Fabrizio, dei tanti Fabrizi dimenticati dall'opinione pubblica''. ''Oltre alla trasmissione 'Chi l'ha visto?' - prosegue la lettera - non ci sono altri appigli per le tante persone che si trovano nelle nostre condizioni. Non esiste alternativa efficace sul piano istituzionale: dov'e' la banca dei dati e del dna che aspettiamo da anni? E' possibile che, riguardo a questo, in Parlamento non si trovi il tempo per discutere il disegno di legge 1079? E' possibile che non si riesca mai a completare la ricerca negli obitori, nei monasteri, nelle sedi delle sette? Non e' pensabile che quei 23.567 esseri umani, scomparsi dal 1974 a oggi, si siano eclissati, vaporizzati, dissolti!''. ''Caro direttore, caro giornale e redazione - cosi' comincia l'appello di Caterina Catalano - mio figlio Fabrizio e' scomparso ad Assisi a luglio del 2005. Scomparso! L'eco di questa parola rimbomba nella mia mente. Un'attesa silenziosa e devastante, che dura da troppo tempo. Un pensiero legato a ogni squillo del telefono, a ogni trillo del citofono, a ogni mail, a ogni notizia di telegiornale che parli di una nuova persona scomparsa''. ''Qualcuno - prosegue - deve averlo visto. Qualcuno deve averlo accolto. Qualcuno sa. Ma purtroppo, piu' il tempo passa e piu' l'aspetto di Fabrizio si modifica, rendendone sempre piu' difficile il riconoscimento. Della scomparsa di una persona comune si parla nell'immediato, poi cala il sipario e il fascicolo viene archiviato, dimenticato. Come se noi non meritassimo attenzione. Come se gli scomparsi non esistessero''. ''Ma cancellarne la memoria - continua la lettera - per noi e' come se i nostri cari fossero cancellati due volte, scomparsi due volte, uccisi due volte! Proviamo un grande dolore quando pensiamo che sia meglio dire 'morti' che scomparsi. Potremmo almeno elaborarne il lutto, celebrare un funerale, avere una sepoltura su cui piangere. Vivere nell' incertezza, nell'impotenza e nell'angoscia quotidiana toglie il respiro. E il tempo non lenisce la nostra ferita, ma al contrario il nostro dolore aumenta''. ''A noi - afferma ancora la mamma di Fabrizio - non resta che la speranza che attraverso un vostro articolo il nostro grido di aiuto giunga tra i mille auguri a chi sa, a chi puo' confortarci ed aiutarci, e la speranza che giungano i nostri auguri a Fabrizio''. Condividi